Ritratto di Lucrezia Borgia. Dipinto attribuito a Dosso Dossi e Battista Dossi (1518 ca.) – Wikipedia, pubblico dominio

Lucrezia Borgia è la figlia terzogenita del cardinale Rodrigo Borgia e della sua amante ufficiale Vannozza Cattanei. Nasce a Subiaco, vicino Roma, il 18 aprile del 1480. Il padre la affida alle cure della zia Adriana de Mila, che le impartisce la tipica educazione delle future nobildonne.

Apprende le materie umanistiche; si appassiona all’arte, al canto e alla danza.
Le suore del Convento di San Sisto, dove si reca quasi ogni giorno, la iniziano all’osservanza dei riti religiosi. A 11 anni, Lucrezia è una fanciulla dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, aggraziata, vivace e curiosa.

Non sa che sta per diventare una pedina del grande scacchiere politico di suo padre

Quando si fanno avanti i primi pretendenti, Rodrigo opta per un nobile valenziano, ma, dopo pochi mesi, ci ripensa e ripiega sul quindicenne Gaspare di Procida, l’erede del conte di Aversa.

Nell’agosto del 1492, Lucrezia è costretta ad accettare l’ennesimo ripensamento del padre, nel frattempo eletto al Soglio di Pietro con il nome di papa Alessandro VI.

Cristofano dell’Altissimo – Ritratto di Papa Alessandro VI – Wikipedia, pubblico dominio

Il nuovo spregiudicato e ambizioso pontefice sa che ora può puntare molto più in alto. Vendere la figlia a dei pesci piccoli sarebbe un errore, e la soluzione più consona per rafforzare i fragili legami all’interno dello Stato della Chiesa è darla in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro e Gradara.

L’Italia è prossima all’invasione di Carlo VIII di Francia, che vuole far valere i suoi diritti di successione al trono di Napoli, e il Papa deve correre ai ripari. L’alleanza con gli Sforza si concretizza il 2 febbraio del 1493, con la celebrazione delle nozze per procura (ovvero senza la presenza fisica degli sposi) fra il ventiseienne Giovanni e la quasi tredicenne Lucrezia.

La cerimonia si svolge nei palazzi vaticani il 12 giugno, ma il papa impone al genero di non consumare il matrimonio prima di cinque mesi, forse perché la figlia è davvero troppo piccola oppure per procedere con l’annullamento in caso di nuovi risvolti politici. Giovanni torna a Pesaro e, in primavera, Rodrigo lo richiama a Roma per adempiere ai suoi obblighi coniugali.

L’Italia settentrionale nel 1494 – Wikipedia, pubblico dominio

Nel frattempo, il Vaticano ufficializza la sua posizione anti-francese e filo-partenopea attraverso le nozze fra Goffredo Borgia, figlio di Rodrigo e Vannozza, e Sancia d’Aragona, figlia di Alfonso II di Napoli.

Giovanni Antonio Boltraffio – Ritratto di Ludovico il Moro – Raccolta del principe Trivulzio – Wikipedia, pubblico dominio

Giovanni è costretto a schierarsi contro suo cugino Ludovico il Moro perché feudatario del papa, ma, in realtà, continua ad avere dei contatti con Ludovico, che è il signore di Milano e alleato dei francesi.

Questa situazione è pericolosissima, Giovanni lo sa, e nel 1497 scappa da Roma perché ha paura che Rodrigo voglia fargli la pelle.
Il Papa impone al genero di dichiararsi impotente per procedere all’annullamento del matrimonio con Lucrezia.

Giovanni non ci sta e accusa il suocero di aver intrattenuto rapporti incestuosi con Lucrezia. Interviene addirittura Ludovico il Moro, che all’inizio propone di dimostrare la sua virilità giacendo con la moglie (o altre donne) in presenza di testimoni, poi ci ripensa, e convince il cugino a firmare una dichiarazione scritta in cui ammette di non aver consumato le nozze perché impotente.

Il 12 dicembre del 1497 Lucrezia viene dichiarata virgo intacta, ma la sua reputazione è ormai compromessa dalle insinuazioni dell’ex marito e, fra i detrattori dei Borgia, iniziano a circolare calunnie di ogni sorta.

A peggiorare ancora di più la situazione, il 14 febbraio del 1498, nelle acque del Tevere vengono trovati i cadaveri di Perotto e Pantasilea, rispettivamente un paggio di Alessandro VI e una dama di compagnia di Lucrezia.

Presunto ritratto di Cesare Borgia. Dipinto di Altobello Melone, conservato nell’Accademia Carrara. – Wikipedia, pubblico dominio

In molti sono convinti che alla base del duplice omicidio ci sia Cesare Borgia, che ha ucciso, o fatto uccidere, Pantasilea, perché complice della relazione clandestina fra Perotto e sua sorella, incinta del cosiddetto Infans Romanus, Giovanni Borgia.

Su Giovanni però non ci sono certezze. Sappiamo che è nato intorno al 1498 e che, nel 1501, Alessandro VI lo ha riconosciuto figlio di Cesare, per poi assumersi la paternità del bambino.

Se non è vera la teoria che l’Infans Romanus sia di Rodrigo, allora è ipotizzabile che, ai tempi del suo assassinio, Perotto abbia messo incinta Lucrezia, scatenando l’ira di Cesare e costringendo il papa a nascondere la gravidanza.

Pinturicchio – Alfonso d’Aragona all’età di 7 anni – Wikipedia, pubblico dominio

Mettiamo da parte questo grande enigma del Rinascimento e torniamo a Lucrezia. La ragazza è di nuovo nubile e, nei primi mesi del 1498, Rodrigo sta cercando di rinforzare l’alleanza con gli aragonesi, caldeggiando l’unione fra la figlia e il diciassettenne Alfonso, duca di Bisceglie, principe di Salerno e figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli.

I due ragazzi si sposano il 21 luglio del 1498 e Lucrezia è innamoratissima
A differenza di Giovanni Sforza, il nuovo marito è un suo coetaneo, un giovane di bell’aspetto che molti definiscono “l’adolescente più bello che si sia mai visto a Roma”.
Con lui vive mesi spensierati, ma il destino è beffardo e il 9 febbraio del 1499 inizia il suo calvario legato alla maternità e alla politica.

Lucrezia subisce un aborto spontaneo e, qualche mese dopo, Cesare sposa Charlotte d’Albert, un’unione che lo innalza a duca di Valentinois e lo pone sotto la sfera d’influenza del nuovo re francese Luigi XII.

Le alleanze papali si stanno ribaltando – attraverso Cesare Alessandro VI sta portando il Vaticano contro il Regno di Napoli – e, per timore di qualche tragica conseguenza, il 2 agosto del 1499, il duca di Bisceglie abbandona Roma.
Lucrezia è inquieta, pensa alla sorte del marito che ama sinceramente. Per distrarla suo padre le affida il governo delle città di Foligno e Spoleto, dove ha modo di dimostrare le sue abilità politiche, fra l’altro mentre è al sesto mese di gravidanza.

Lucrezia Borgia (a sinistra) con il suo primo figlio Rodrigo (a destra accanto a lei) e il suo secondo marito, Alfonso d’Aragona (a destra), c. 1500 (poco dopo l’assassinio di Alfonso d’Aragona) – Wikipedia, pubblico dominio

A settembre, le acque sembrano calmarsi. Il papa rassicura il genero donandogli il territorio di Nepi. Alfonso si ricongiunge con la moglie giusto in tempo per assistere alla nascita del figlio Rodrigo d’Aragona.

Cesare intanto ha stretto accordi con i francesi e, grazie al benestare del papa, sta mettendo a ferro e fuoco l’Italia centrale. I suoi interessi, però, sono in conflitto con quelli del cognato, un parente scomodo che, a detta del Duca Valentino, va assolutamente tolto di mezzo. Nella notte fra il 14 e il 15 luglio del 1500, quattro sicari aggrediscono Alfonso sulla scalinata di San Pietro e tentano di ammazzarlo.

Alfonso è ferito in modo terribile, ma grazie a un miracolo vaticano, o più probabilmente alla fortuna, si salva, e viene messo sotto stretta sorveglianza negli alloggi vaticani. Lucrezia è preoccupatissima – sospetta che dietro l’attentato ci sia lo spietato fratello, Cesare – e veglia notte e giorno sul marito, per evitare che qualcuno giunga a dargli il colpo di grazia.

Le sue premure non bastano e, il 18 agosto, Michelotto Corella, un uomo fidato del duca Valentino, riesce a introdursi nella stanza di Alfonso e a strangolarlo.
Alessandro VI chiude un occhio – dopotutto, l’alleanza con gli aragonesi non gli serve più; meglio avere la figlia nubile e maritarla altrove – ma Lucrezia è sconvolta e si rifugia a Nepi, dove piange la morte del suo grande amore lontana dagli sguardi indifferenti dei familiari.

Lucrezia qualche mese dopo torna a Roma, ma non è più la stessa. Ha solo vent’anni ma già una vita travagliata alle spalle. Il padre l’ha fatta ripudiare dal primo marito e il fratello l’ha resa vedova del secondo.
Sa come funzionano i Borgia, sa di essere solo una pedina, un oggetto di scambio, e se vuole abbandonare l’opprimente ambiente romano l’unica soluzione è sempre la stessa, quella più accomodante per lei, il papa e il Valentino: contrarre un matrimonio politico.

Il profilo ideale è Alfonso d’Este, figlio ed erede del duca Ercole di Ferrara. Una possibile unione fra le due famiglie frutterebbe ai Borgia la fedeltà di Ferrara in un contesto politico delicato, con Rodrigo che vuole consolidare il legame fra lo Stato Pontificio e i suoi ducati vassalli, e con Cesare che si appresta a stravolgere l’Italia per creare il ducato di Romagna.

Anche Lucrezia è favorevole al matrimonio – vuole lasciare Roma a tutti i costi e la corte estense è una soluzione più che gradita – ma c’è un problema: le voci corrono e i pettegolezzi, nati all’indomani della separazione da Giovanni Sforza, si sono moltiplicati fino a dar vita a una leggenda nera. I detrattori dei Borgia hanno ingigantito le storie in cui Lucrezia è un demone spregiudicato al pari del padre e del fratello.

Sono falsità che, però, complicano le trattative, perché Ercole d’Este è combattuto fra lo stringere un legame politico e familiare con il papa e l’evitare di imparentarsi con una delle casate nobiliari più malfamate dell’epoca.

Lucrezia invita una delegazione ferrarese a Roma per sciogliere le ultime riserve degli estensi. Gli uomini del duca tornano a Ferrara e descrivono una fanciulla più angelo che demone, di bell’aspetto, garbata e gentile. Una classica signora del Rinascimento.

La bellezza è già di per sé soddisfacente – scrive un delegato – ma la piacevolezza delle maniere e il modo grazioso di porgersi l’aumentano e fanno che nulla di sinistro si debba o si possa sospettare di lei”.

Ritratto ottocentesco di Lucrezia Borgia – Wikipedia, pubblico dominio

Rodrigo, invece, si gioca la carta del re di Francia e chiede a Luigi XII di convincere gli estensi. Luigi è loro alleato ma sa bene quanto siano pericolosi i Borgia, ma in ballo c’è troppo per non far valere la ragion di Stato.

Le trattative proseguono e il 27 luglio del 1501 Alessandro VI parte in testa al suo esercito per assoggettare alcuni nobili ribelli, affindando la reggenza dello Stato Pontificio a Lucrezia. Il Papa le dà anche la facoltà di aprire e leggere la corrispondenza papale, oltre che intervenire in caso di questioni urgenti; un privilegio mai concesso, né prima né dopo, ad alcuna donna.

Alla fine Ercole d’Este si convince e acconsente alle nozze, celebrate per procura il 30 dicembre del 1501

A gennaio del 1502 Lucrezia raggiunge Ferrara, dove, bella e raggiante, con indosso un abito di raso, un mantello foderato d’ermellino, una collana di diamanti e in testa una cuffia trapuntata d’oro, gemme e perle preziose, fa il suo ingresso trionfale in sella a un cavallo bianco. Il popolo la accoglie in modo caloroso, ma i primi tempi saranno costellati dalle difficoltà.

Dopo aver conquistato la fiducia del suocero e delle dame di corte, Lucrezia rimane incinta e, il 5 settembre del 1502, partorisce una bambina morta. Supera il trauma dedicandosi al mecenatismo: rinnova la corte ferrarese, accoglie poeti e musici e promuove la composizione di commedie e poemi cavallereschi.

Fra i tanti artisti giunti in città Lucrezia ha un occhio di riguardo soprattutto per Ludovico Ariosto ed Ercole Strozzi. Questi le presenta l’umanista Pietro Bembo, con cui stringe un rapporto intimo e confidenziale, che sfocerà in un grande amore platonico.

La sua ritrovata serenità si rompe il 18 agosto del 1503, quando Alessandro VI muore avvelenato, forse per mano della famiglia rivale degli Orsini. Lucrezia si chiude nel lutto e teme per la vita di Cesare, che ora non gode più dell’appoggio del Papa.

Dopo il breve pontificato di Pio III, il nuovo papa è Giulio II, Giuliano della Rovere, avversario dei Borgia, che ordina al Valentino l’immediata restituzione delle terre conquistate in Romagna.

L’Italia piomba di nuovo nel caos e Cesare viene sconfitto e imprigionato.
Il 25 gennaio del 1505 muore anche Ercole d’Este e Alfonso e consorte diventano ufficialmente i nuovi signori di Ferrara. A settembre Lucrezia partorisce un bambino che si si spegne dopo appena un mese. Il 1507 si apre con Cesare che riesce a evadere dal carcere e partecipare all’assedio della città di Viana, in Navarra, dove, il 12 marzo, cade vittima di un’imboscata.

Baldassarre d’Este – Francesco II Gonzaga – Wikipedia, pubblico dominio

I rapporti con il Bembo sono molto più formali da quando è diventata duchessa e Lucrezia, che in seguito alle numerose tragedie è in cerca di un sostegno morale, si avvicina al cognato Francesco II Gonzaga, con cui intraprende uno stretto legame d’amicizia, che forse si trasforma anche in una relazione fisica.

l 4 aprile del 1508 riesce a partorire il tanto agognato erede degli estensi, il futuro Ercole II, ma sempre in quell’anno cominciano le battaglie della Lega di Cambrai, con suo marito che è chiamato a guidare l’esercito franco-papale contro quello della Repubblica di Venezia.

Nei primi tempi da duchessa, Lucrezia ha dato prova di grandi abilità diplomatiche dirigendo la commissione per l’esame delle suppliche dei cittadini – un compito svolto egregiamente, a detta dei ferraresi – e Alfonso sa di poterle affidare la reggenza della città in sua assenza. Lucrezia non delude le aspettative.
L’involontaria gavetta fatta per colpa del padre e del fratello l’hanno resa una donna forte e audace, abile anche nell’usare un complicatissimo cifrario per lo scambio epistolare con il marito al fronte.

Mentre l’Italia è sconvolta dalla guerra, Lucrezia amministra con saggezza il ducato e diventa sempre più devota alla fede cristiana. Nel 1510 fonda il monastero di San Bernardino e diventa terziaria francescana, seguendo le regole dell’ordine pur non vivendo in convento e indossando il cilicio.

Nel 1513, si guadagna ancora di più l’amore dei suoi sudditi grazie a delle sorprendenti abilità imprenditoriali, che la portano a bonificare vaste aree del ferrarese per estendere le terre fertili, incentivare l’agricoltura e avvantaggiare le famiglie e le comunità locali. Nel 1516 vende una catena d’oro per sovvenzionare il rifacimento degli argini di un fiume e impegna una perla e un rubino per avviare un allevamento di bufale.

Sono lontani i tempi giovanili fatti di abiti scollati e gioielli costosi. A Ferrara Lucrezia non ostenta alcun lusso e indossa solo monili sacri. La duchessa, un tempo vittima delle malelingue, viene considerata una donna saggia e altruista, caritatevole verso il popolo e le istituzioni religiose.

Nei suoi ultimi anni di vita, debole nel corpo e nella mente, provata dai vari lutti del cognato Francesco Gonzaga, della madre Vannozza e del fratello minore Goffredo, Lucrezia ha altre gravidanze e il 14 giugno del 1519 dà alla luce la piccola Isabella Maria. Nessuno fa in tempo a festeggiare che l’amata duchessa cade quasi subito in un coma profondo e si spegne il successivo 24 giugno, all’età di 39 anni.

Monastero del Corpus Domini (Ferrara): tomba di Lucrezia Borgia. – Wikipedia – User: Lungoleno, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 2.5

Come aveva richiesto viene sepolta nel monastero del Corpus Domini di Ferrara, con indosso l’abito da terziaria francescana, fra le lacrime dei ferraresi.

Dopo la sua morte alcuni detrattori dei Borgia riprendono e ingigantiscono i pettegolezzi su Lucrezia e le affibbiano una delle peggiori nomee della storia.
A peggiorare il tutto, nell’Ottocento arrivano anche Victor Hugo e Alexandre Dumas padre, che la innalzano a femme fatale dedita all’avvelenamento.
Poi, nel Novecento, inizia la rivalutazione storica. Qualcuno si prende la briga di leggere i documenti ufficiali, i carteggi e le biografie imparziali; fonti che ci portano alla vera identità di Lucrezia Borgia.

La vera Lucrezia Borgia

Lucrezia non era una santa, ma nemmeno un demonio dalle fattezze umane. Prima di approdare alla corte estense era una pedina politica, vittima incolpevole delle ambizioni paterne. Vestiva scollata e appariscente, ma non ordiva complotti, non avvelenava nessuno. Fu solo al terzo matrimonio, quando venne meno l’autorità del papa, che diede prova di sé e dimostrò un grande amore per le persone. Aiutò i bisognosi, amministrò con saggezza Ferrara e fu una mecenate amata e lodata da tutti.

Se su di lei è nata una leggenda nera la colpa è solo di quello scomodo cognome, Borgia, che ancor oggi è sinonimo di scandali e congiure. Per il resto, Lucrezia è stata una nobildonna del Rinascimento, forse fra le più generose, ma con pregi e difetti, e una vita costellata da tante gioie e altrettanti dolori.

Stralcio testo tratto da un articolo di  pubblicato nella pagina di vanillamagazine.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

vedi anche:

 

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