Piatto con la morte sacrificale di Marco Curzio; Urbino, metà del XVI secolo Kunstgewerbemuseum Berlin, inv. N. K 1923 – User:FA2010, opera propria – Wikipedia, pubblico dominio

La storia di Marco Curzio, di cui si conosce solo la data della morte avvenuta intorno al 362 a.C., è avvolta nel mito e legata a un evento straordinario avvenuto a Roma in epoca repubblicana.

Si racconta che, all’improvviso, una gigantesca voragine si aprì nel cuore del Foro Romano, suscitando sgomento e paura tra i cittadini. Nonostante numerosi tentativi di colmarla con terra e detriti, il baratro rimaneva incolmabile, quasi avesse una volontà propria.

Di fronte a questo mistero, furono consultati gli àuguri, i quali sentenziarono che la voragine si sarebbe chiusa solo con l’offerta del più grande tesoro di Roma.
Ma cosa rappresentava, davvero, il bene più prezioso della città?
Fu allora che Marco Curzio, giovane e valoroso guerriero, comprese il significato profondo della profezia: non ricchezze o beni materiali, ma il coraggio e il sacrificio per la patria erano la vera essenza della grandezza romana. Senza esitazione, indossò la sua armatura, montò a cavallo e, con uno slancio eroico, si gettò nel vuoto. Appena il suo corpo scomparve nel baratro, la voragine si richiuse, ponendo fine al prodigio.

Simon de Vos – L’impresa di Marco Curzio – Museo statale Ermitage, San Pietroburgo – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo la tradizione, il luogo esatto in cui si aprì quel misterioso abisso è oggi noto come il Lago Curzio, a eterna memoria del guerriero che offrì sé stesso per la salvezza di Roma.

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