Roma, X secolo d.C. Se diamo ascolto al suo più feroce detrattore, il vescovo Liutprando da Cremona, la figura di Marozia appare tutt’altro che lusinghiera: “Bella come una dea e focosa come una cagna“, scrive, raccontando che viveva rinchiusa nel Laterano, nel cubicolo del Papa, da cui non usciva mai.

Ma Liutprando, va detto, non è certo un esempio di imparzialità. I suoi racconti, vivaci e spesso pungenti, mischiano fatti reali e giudizi personali, soprattutto quando si tratta di nemici politici o religiosi. E fu proprio il suo punto di vista, spietatamente critico, a prevalere nel tempo, consegnando alla storia un ritratto di Marozia come donna lussuriosa, madre e amante di papi, assassina spietata, figlia di un’altra figura altrettanto controversa, Teodora. Insieme, madre e figlia avrebbero dato vita a un’epoca che la storiografia più maschilista ha battezzato “pornocrazia romana“: un periodo compreso tra il 904 e il 964 in cui il papato sarebbe stato manovrato da due donne ambiziose e senza scrupoli.

Ma chi era veramente Marozia?.

Marozia, disegno tratto da Franco Mistrali, I Misteri del Vaticano o la Roma dei Papi, vol.1, 1861 – Wikipedia, pubblico dominio

Il suo vero nome era Maria, ma tutti la chiamavano Mariozza o Marozia. Nata in una potente famiglia dell’aristocrazia romana, era figlia di Teofilatto, senatore dei Romani, e di Teodora, donna influente e appartenente all’alta nobiltà.

Sergius III, papa – Wikipedia, pubblico dominio

Fin da giovanissima fu al centro di strategie familiari: appena quindicenne, fu fatta entrare nella camera da letto del cugino, papa Sergio III.
Un’unione che, per quanto possa scandalizzare oggi, era allora del tutto funzionale al consolidamento del potere tra famiglie nobili e figure religiose.
Da quella relazione nacque, con tutta probabilità, un figlio: Giovanni. Successivamente, Marozia si legò ad Alberico di Spoleto, prima come compagna, poi come moglie. Anche in questo caso si trattava di un’alleanza politica. Marozia, quindi, non appare come una scaltra manipolatrice, ma piuttosto come una giovane donna usata dalla propria famiglia per rafforzare legami di potere e assicurare la discendenza.

Tuttavia, tutto cambiò con la morte dei genitori e del primo marito. Marozia dimostrò allora di aver imparato bene le regole del gioco. Sposò il marchese Guido di Toscana per contrastare papa Giovanni X, che cercava di liberarsi dell’influenza dei Teofilatti.
Guido era fratellastro di Ugo di Provenza, appena eletto Re d’Italia: Marozia tornò così a essere un attore centrale nella politica romana. E non si fermò lì. Fece imprigionare Giovanni X, che morì poco dopo in circostanze sospette.

Papa Giovanni XI – Wikipedia, pubblico dominio

Divenuta senatrice dei Romani insieme al marito Guido, Marozia impose sul trono pontificio uomini a lei fedeli: prima Leone VI, poi Stefano VII, e infine, nel 931, suo figlio Giovanni, ancora giovanissimo, che prese il nome di Giovanni XI.
Sebbene papa, il vero potere rimaneva nelle mani di sua madre, tanto che molti vedono in Marozia l’ispiratrice della leggenda della papessa Giovanna.

Incisione da F Bertolini – Le Nozze di Marozia e Ugo di Provenza – Wikipedia, pubblico dominio

Dopo la morte del secondo marito, Marozia cercò una nuova alleanza: propose il matrimonio al cognato Ugo di Provenza, che, attratto dall’idea di essere incoronato imperatore, arrivò a dichiararsi figlio illegittimo per superare l’impedimento canonico del matrimonio con la vedova del fratellastro.

Ma l’unione con Ugo scontrava gli interessi del figlio di Marozia, Alberico II, uno dei quattro (forse cinque) figli avuti da Alberico di Spoleto. Alberico temeva il potere crescente del nuovo patrigno e l’eventuale perdita dell’autonomia romana. Approfittando del malcontento popolare, nel dicembre del 932 insorse contro la madre e Ugo, che furono costretti a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo.

La rivolta segnò la fine del potere di Marozia. Ugo fu cacciato da Roma.
Prima di essere incoronato, Giovanni XI fu relegato nel Laterano, privo di qualunque autorità, mentre Alberico divenne il nuovo signore di Roma, ruolo che mantenne fino alla sua morte, nel 954.

Quanto a Marozia, scomparve nel nulla. Dopo la rivolta, svanì dalla scena pubblica, come se fosse diventata un fantasma.

 

Félicien Rops – Pornocrazia, 1896. Incisione colorata con acquerelli – Wikipedia, pubblico dominio

Papi del periodo noto come “pornocrazia” (904–964):

      • Sergio III (904–911): presunto amante di Marozia
      • Anastasio III (911–913): forse figlio di Sergio III e Marozia
      • Lando (913–914)
      • Giovanni X (914–928): probabilmente fatto uccidere da Marozia
      • Leone VI (928): presunto amante di Marozia
      • Stefano VII (928–931)
      • Giovanni XI (931–935): quasi certamente figlio di Marozia
      • Leone VII (936–939)
      • Stefano VIII (939–942)
      • Marino II (942–946)
      • Agapito II (946–955)
      • Giovanni XII (955–964): figlio di Alberico II, noto per la sua vita dissoluta

 

 

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