… I polacchi cercarono a più riprese di entrare in Moldavia e in Galizia. Sia i polacchi che gli ungheresi miravano a imporre una subordinazione non solo di tipo feudale ma anche culturale, sostituendo la religione ortodossa di quei territori col cattolicesimo latino, mentre i turchi volevano imporre l’islam.

Vlad Ţepeş, l’Impalatore, Principe di Valacchia (1456-1462) – Wikipedia, pubblico dominio

La classe sociale che comandava era quella dei boiardi, i grandi proprietari terrieri, che avevano completamente asservito i contadini, facendo scomparire la piccola proprietà privata e le terre comuni.
La rivolte contadine iniziarono nel 1339, in Transilvania, e proseguirono sino alla fine del XV secolo.

La decisa volontà dei boiardi, che si servirono persino di eserciti polacchi e teutonici, di non scendere a compromessi coi contadini in rivolta, portò a un generale indebolimento di queste terre, che ad un certo non furono più in grado di sostenere una valida difesa contro il dilagare impetuoso delle armate turche, che già avevano conquistato la Serbia nel 1389.
Valacchia e Transilvania, strette da nemici molto più potenti, cercarono di destreggiarsi politicamente e diplomaticamente per non essere sopraffatte: di qui le alleanze di volta in volta con ungheresi, polacchi e ottomani. 
Uno dei sovrani valacchi, Vlad Tepes Dracula(1456-62), non si limitò ad agire in maniera politico-diplomatica ma oppose una strenua resistenza anche militare.

Nato a Sighiçoara nel 1431, al centro della Romania, sui monti Carpazi, Dracula, il cui vero nome era Vlad Tepes Draculea, era un principe (voivoda) della Valacchia e della Transilvania. Il nome “Tepes” stava per “impalatore”, il metodo da lui preferito per eliminare i nemici. “Draculea” invece voleva dire “piccolo drago”, in quanto figlio di un “drago”, il padre Dracul.

Suo padre Vlad, eletto principe di Valacchia nel 1436, essendo appartenente all’ordine del Dragone, ottenuto dai sovrani ungheresi, da cui dipendeva, aveva il dovere di difendere la cristianità contro l’avanzata dei turchi nei Balcani.
Tuttavia, non avendo forze sufficienti, spesso preferiva scendere a patti coi turchi, pagando tributi in natura o in denaro, finché ad un certo punto consegnò al sultano Murad II i suoi due figli come ostaggi, tra cui appunto il dodicenne Vlad Tepes, ottenendo dal sultano l’assicurazione che la Valacchia non sarebbe stata invasa.
Dracula fu quindi educato alla corte del potente e corrotto sultano turco, e in seguito alla corte di Mohammed II, imparando così nella fortezza di Egrigoz, a usare il terrore come strumento di potere.
Due episodi si ricordano di questa sua permanenza in Turchia: il primo quando, innamoratosi di una quattordicenne dell’harem del sultano, cui anch’egli apparteneva, non fece nulla per impedire che la ragazza venisse eliminata una volta che il sultano scoprì la relazione di lei col giovane Vlad; il secondo quando, per convincere il sultano che di lui poteva fidarsi, arrivò ad evirare e uccidere in pubblico un prigioniero polacco.
Quando Vlad tornò in patria, nel 1448, per prenderne possesso, con l’aiuto dei turchi, dopo la morte del padre, si trovò subito a dover fronteggiare l’ostilità dei boiardi del regno, i quali, elettori del principe, non riconoscevano un’autorità che s’imponeva di forza, senza il loro consenso, né erano disposti a cedere il potere a un principe che voleva superare il frazionamento feudale a vantaggio di uno Stato centralizzato.

Vlad Țepeș banchetta accanto ai condannati al palo – Incunabolo del tardo XV secolo edito a Strasburgo. – Wikipedia, pubblico dominio

Sfruttando il malcontento contadino nei confronti dei grandi proprietari terrieri, Vlad, dopo un breve periodo passato in Moldavia perché sconfitto dai boiardi, decise di liberarsi in maniera risoluta di tutta l’opposizione. In una serata del 1459, dopo avere invitato 500 boiardi a cena, in segno di riappacificazione, li fece impalare tutti attorno al suo palazzo di Tirgoviste.
L’impalamento
, appreso in Turchia, consisteva nell’infilare un palo unto di miele su per l’intestino, finché usciva, senza ledere organi vitali, da una scapola: il palo veniva poi infisso nel terreno e l’agonia poteva durare giorni.

Oltre all’impalamento Vlad usava altre torture ed esecuzioni capitali: scuoiamento, rogo, decapitazione, olio bollente, fino agli incendi dei villaggi. Si è calcolato che nel corso della sua vita mandò a morte almeno 100.000 persone, escludendo ovviamente i nemici caduti in battaglia.
Particolarmente selvagge furono le persecuzioni nei confronti dei mercanti tedeschi, che dalla Transilvania scendevano in Valacchia, forse per questo le cronache sulle crudeltà di Vlad vengono quasi esclusivamente dalla Germania.
Successivamente risolse, a suo modo, il problema dei questuanti del regno, riunendoli in un palazzo e dando loro fuoco.

Sistemata la Valacchia, si trasferì in Transilvania, dove maggiore era il malcontento per le sue efferatezze, e qui, in una sola notte, fece impalare un notevole numero di persone.
La prima moglie fu proprio una sedicenne transilvana, comprata per cento sacchetti d’oro, dalla quale ebbe due figli, prima che la donna si suicidasse gettandosi dalle mura del castello di Curtea de Arges, per la cui costruzione Dracula aveva organizzato una vera e propria deportazione di massa.

La seconda moglie, sposata per ragioni di stato, fu invece una parente del re ungherese Mattia Corvino, che era disposto ad aiutarlo a condizione che lui s’impegnasse militarmente contro i turchi. Ma Dracula in realtà ebbe molte amanti, che spesso trattava con estrema durezza, come quando, per esempio, a una di origine zingara che gli confessò per gioco d’essere incinta, sbudellò il ventre per sincerarsene.

Vlad III. Di Valacchia. Conosciuto come Vlad Tepes – L’impalatore o Dracula. – Wikipedia, pubblico dominio

Negli anni 1461-62 gli eserciti di Vlad fermarono a più riprese l’avanzata ottomana nei Balcani (suo fratello Radu combatteva invece a fianco dei turchi). Famose le battaglie di Giurgiu e di Turnu. Il 5 febbraio 1462 egli invia al re di Ungheria, Mattia Corvino, un racconto dettagliato di una spedizione anti-turca con annesse innumerevoli teste di decapitati, tra cui molte di donne e bambini.

Dracula era molto coraggioso sul campo di battaglia, amava dirigere i propri soldati combattendo in prima fila. In quegli anni, con un esercito di soli 30.000 uomini, si oppose praticamente da solo al dilagare dei turchi, il cui esercito nei Balcani superava le 250.000 unità.

Applicò anche con successo la tattica della terra bruciata, ritirandosi senza lasciare nulla all’avversario, colpendolo poi con azioni di guerriglia (un esempio, assalì di notte il campo di Maometto II, facendo migliaia di vittime) e frastornandolo con la guerra psicologica, come quando sbarrava la strada al nemico alzando muraglie di cadaveri di musulmani, presi prigionieri in precedenza.

Nonostante queste vittorie, fu costretto a riparare in Transilvania, lasciando la Valacchia in mano turca. Gli ungheresi di Mattia Corvino pretendevano che Vlad si convertisse al cattolicesimo latino se voleva continuare a ricevere aiuti dalla chiesa romana (il cui papa allora era Pio II) e dagli stessi ungheresi.

Vlad, che era del tutto indifferente alla religione, decide di convertirsi e partecipa negli anni 1462-74 ad altre campagne anti-turche.
Nel 1476, grazie agli ungheresi, viene di nuovo messo sul trono di Valacchia, ma dopo due mesi muore in una battaglia nei pressi di Bucarest, sembrava avesse la meglio, ma, postosi su una collina per controllare dall’alto la situazione, fu scoperto e con l’aiuto di alcuni boiardi traditori venne ucciso. La testa gli fu tagliata e portata a Costantinopoli.
Vlad venne sepolto da un gruppo di monaci nel monastero di Snagov, dove egli stesso avrebbe voluto.

La presunta tomba di Vlad III nel Monastero di Snagov – Foto di Ferran Cornellà, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Subito fiorirono leggende su di lui e sulla maledizione di quel luogo. In realtà, per evitare profanazioni del cadavere, i monaci l’avevano sepolto in un’altra tomba, poco distante.
Quando questa fu scoperta da due archeologi rumeni negli anni ’30 del XX sec., di Vlad non era rimasto che un abito di seta gialla coi bottoni d’argento.

Ancora oggi in Romania Vlad viene considerato un eroe dell’indipendenza nazionale…

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Stralcio testo tratto da un articolo di  pubblicato nella pagina di umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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