Tommaso d’Aquino nacque intorno alla fine del 1225 nel castello di Roccasecca, figlio del conte d’Aquino. A soli 18 anni, contro la volontà del padre e inseguito dai fratelli che tentarono persino di sequestrarlo, scelse di entrare nell’Ordine dei Predicatori di San Domenico.

Diego Velázquez – Tentazione di San Tommaso – Wikipedia, pubblico dominio
La sua formazione lo portò dapprima a Colonia, dove studiò sotto la guida di Sant’Alberto Magno, e successivamente a Parigi. Proprio a Parigi, Tommaso passò da studente a docente, insegnando filosofia e teologia, ruoli che ricoprì anche a Orvieto, Roma e Napoli.
Di indole mite e contemplativa, Tommaso era spesso descritto come silenzioso e riflessivo. I suoi compagni parigini lo soprannominarono “il bue muto“, un appellativo che celava il riconoscimento della sua straordinaria intelligenza.
Nonostante la sua imponente corporatura e un carattere apparentemente riservato, Tommaso godeva dell’affetto e del rispetto di tutti. Completamente immerso nello studio, era noto per perdere la cognizione del tempo e dello spazio: si narra che durante una tempesta in mare non si accorse della furia delle onde, tanto era assorto nella lettura.
Le sue letture, però, non erano mai fini a se stesse. Il suo motto, “contemplata aliis tradere” (trasmettere agli altri i frutti della contemplazione), si concretizzò in un’immensa produzione di opere, sorprendente considerando che Tommaso morì giovane, all’età di soli 48 anni. Spirò il 7 marzo 1274, all’alba, nel monastero cistercense di Fossanova, mentre si recava al Concilio di Lione convocato da Papa Gregorio X.
Tra le sue opere, la più celebre è senza dubbio la Summa Theologiae. Questo capolavoro, scritto in uno stile chiaro e preciso, è un esempio straordinario di sintesi e lucidità intellettuale. Quando Giovanni XXII lo canonizzò nel 1323, rispondendo a chi obiettava che Tommaso non avesse compiuto miracoli in vita o dopo la morte, il papa pronunciò la famosa frase: “Quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece”.
Al centro della teologia e della filosofia di Tommaso, noto come il Dottore Angelico, c’è il primato dell’intelletto. Tuttavia, per lui, l’intelligenza non era mai un fine astratto o fine a se stessa, ma sempre intrecciata all’amore.
Dante Alighieri, uno dei primi a interpretare il pensiero tomista, sintetizzò questa visione in versi poetici: “Luce intellettual piena d’amore, amor di vero ben pien di letizia…”. Un’idea che unisce intelligenza e beatitudine, rendendo l’eredità di Tommaso un ponte tra filosofia, fede e poesia.

Domenico Ghirlandaio – Madonna con Bambino in trono tra angeli e santi – Galleria degli Uffizi, Firenze – Wikipedia, pubblico dominio
San Tommaso d’Aquino sostenne che non esiste alcun conflitto tra ragione e rivelazione, in quanto entrambe rappresentano vie complementari per accedere alla verità, che è unica. Secondo il suo pensiero, la filosofia è autonoma sia nell’oggetto che nel metodo e ha il compito di indagare l’universo fisico, la natura umana e la totalità dell’essere, con particolare attenzione alle perfezioni trascendentali. La teologia, invece, ha come oggetto i contenuti della rivelazione, offerti all’uomo per guidarlo verso verità essenziali che non possono essere raggiunte con la sola ragione.

Carlo Crivelli – San Tommaso d’Aquino – Wikipedia, pubblico dominio
San Tommaso rifiutò la prova ontologica dell’esistenza di Dio proposta da Sant’Anselmo, ritenendo che tale argomentazione presupponesse la fede e non fosse accessibile attraverso una chiara conoscenza razionale. Inoltre, egli sottolineò che ogni dimostrazione deve partire dagli effetti osservabili, e non dalla causa.
Tuttavia, Tommaso elaborò cinque argomentazioni filosofiche, note come le Cinque Vie, che dimostrano razionalmente l’esistenza di Dio senza ricorrere alla fede:
- Il motore immobile: Ogni cosa è mossa da un’altra, ma poiché una catena infinita di movimenti è impossibile, deve esistere un primo motore immobile, che è Dio.
- La causa prima: Gli effetti derivano da cause precedenti, ma non può esistere una serie infinita di cause efficienti. Esiste dunque una causa prima, ossia Dio.
- L’essere necessario: Poiché le cose del mondo sono contingenti (possono esistere o non esistere), deve esserci un essere necessario che esiste di per sé, cioè Dio.
- La perfezione suprema: Gli enti possiedono vari gradi di perfezione, il che implica l’esistenza di un essere perfettissimo che è causa della perfezione degli altri, ovvero Dio.
- L’intelligenza ordinatrice: L’universo segue un ordine che non è casuale. Dunque, vi è un essere intelligente che guida ogni cosa verso il proprio fine: Dio.

San Tommaso d’Aquino – Wikipedia, pubblico dominio
Queste argomentazioni razionali non identificano però il Dio personale del Cristianesimo, i cui tratti (creatività, provvidenza, amore) si conoscono attraverso la fede, che completa la ragione. L’esistenza di Dio, per San Tommaso, è una verità razionale, mentre la sua essenza rimane un mistero accessibile solo alla fede.
San Tommaso, influenzato da Aristotele, fece propria la teoria secondo cui i concetti della mente derivano dall’esperienza sensibile. Attraverso un processo di astrazione, l’intelletto separa le rappresentazioni dagli oggetti concreti e, basandosi su concetti universali, può elaborare proposizioni e giungere a conclusioni scientifiche. Dalla filosofia aristotelica derivò anche la sua concezione dell’anima come forma sostanziale del corpo.
L’anima intellettiva, oltre a svolgere funzioni vegetative e sensitive, possiede operazioni indipendenti dai sensi, come l’autocoscienza e la comprensione dell’universale. Per questo motivo, Tommaso considerò l’anima autonoma rispetto al corpo e immortale. In tal modo, egli conciliò l’aristotelismo con la dottrina cristiana dell’immortalità dell’anima, senza ricorrere all’idea neoplatonica dell’illuminazione divina proposta da Agostino.

Benozzo Gozzoli – Trionfo di San Tommaso d’Aquino – Wikipedia, pubblico dominio
Nonostante il prevalente influsso aristotelico, nel pensiero di San Tommaso sono evidenti elementi neoplatonici, soprattutto nella sua concezione del rapporto tra essenza ed esistenza. Egli distinse tra l’essenza degli enti (ciò che sono in potenza) e la loro esistenza (ciò che sono in atto), sostenendo che il passaggio dall’essenza all’esistenza avviene per opera di Dio, in cui essenza ed esistenza coincidono perfettamente.
Tommaso reinterpretò anche l’etica aristotelica, che identificava la felicità nella massima realizzazione dell’intelletto, cercando una sintesi con il volontarismo cristiano. Per lui, intelletto e volontà sono legati: il primo conosce il bene, a cui la seconda tende.
Esistono due forme di felicità: una terrena, raggiungibile attraverso le virtù morali e intellettuali (virtù cardinali), e una suprema, che consiste nella visione dell’essenza di Dio ed è accessibile solo tramite le virtù teologali concesse da Dio. L’uomo, dotato di libero arbitrio, non è limitato dalla prescienza divina né dalla predestinazione.
Dal punto di vista politico, San Tommaso sostenne che la società deve garantire una pacifica convivenza, affinché ciascuno possa dedicarsi al raggiungimento del fine ultimo della vita: la beatitudine eterna. L’autorità politica, dunque, deve subordinare i fini terreni alla vita ultraterrena.
La Chiesa cattolica celebra la memoria di San Tommaso il 28 gennaio (7 marzo nel rito tridentino), mentre la Chiesa luterana lo ricorda l’8 marzo.
vedi anche:
- 28 gennaio, San Tommaso d’Aquino dottore della Chiesa
- San Tommaso descrive gli angeli