Nel maggio del 1847, a Napoli, le correnti progressiste di Sicilia e Calabria siglarono un accordo per organizzare una rivolta simultanea a Messina e Reggio Calabria, prevista per il 2 settembre. I preparativi vennero condotti con discrezione per evitare infiltrazioni da parte della polizia borbonica.

Messina Lapide riconoscimento onorifico della rivolta messinese del primo settembre 1847 – Wikipedia, pubblico dominio

Tuttavia, un evento imprevisto accelerò i piani: il 1° settembre, gli ufficiali del presidio borbonico di Messina avevano in programma un banchetto in onore del generale Lualdi, appena promosso maresciallo, presso l’albergo Vittoria.
I cospiratori siciliani videro in quell’occasione la possibilità di catturare gran parte dello stato maggiore nemico in un colpo solo e decisero quindi di anticipare la rivolta di 24 ore, alle ore 6 del mattino del 1° settembre.

Ma il piano trapelò. Gli ufficiali borbonici vennero informati in tempo e la rivolta fu rapidamente soffocata. Nonostante il fallimento, quell’episodio segnò l’inizio di un ciclo rivoluzionario destinato a culminare pochi mesi dopo.

L’immagine si trova nel libro: I liberatori Glorie e figure del Risorgimento di Pasquale de Luca, stampato dall’Istituto Italiano di Arti Grafiche- Editore di Bergamo nel 1909 – Wikipedia, pubblico dominio

Nel gennaio del 1848, la rivolta riprese forza e travolse Palermo. Si costituì la Repubblica Siciliana, con Ruggero Settimo come presidente del governo provvisorio. Figura centrale del movimento indipendentista, Settimo fu acclamato Padre della Patria Siciliana il 10 maggio e, poco dopo, nominato Tenente Generale dell’Esercito Nazionale Siciliano.

I liberali siciliani, tra cui Pasquale Calvi e lo stesso Settimo, sostenevano un progetto di Sicilia indipendente e confederata, ispirato alle idee federaliste di Vincenzo Gioberti, ma a patto che venissero rispettate la Costituzione Siciliana del 1812 e l’autonomia dell’isola.
Si tentò persino di offrire la corona di Sicilia al duca di Genova, Alberto Amedeo di Savoia, che avrebbe dovuto regnare come Alberto Amedeo I. Il suo rifiuto però lasciò l’isola senza una guida centrale, causando instabilità politica.

Re Ferdinando II delle Due Sicilie non tollerò a lungo l’indipendenza siciliana. Nell’autunno del 1848, inviò 16.000 soldati sull’isola sotto il comando del generale Carlo Filangieri. L’esercito borbonico attaccò Messina in settembre, distruggendone parte della città e compiendo atrocità tanto sui civili quanto sugli stessi militari napoletani.

Il 18 settembre venne firmata una tregua, ma solo sei mesi dopo la guerra riprese. Il 7 aprile 1849 venne occupata Catania, e il 15 maggio cadde anche Palermo, sancendo la fine della Repubblica Siciliana e la definitiva riconquista dell’isola.
Ruggero Settimo, simbolo della rivoluzione, fu costretto all’esilio a Malta, dove fu accolto con gli onori di un capo di Stato.

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Regno delle due Sicilie – Wikipedia, pubblico dominio

La brutale repressione borbonica – definita da alcuni come una “negazione di Dio” – lasciò profonde ferite e una frattura insanabile tra la monarchia e una parte del suo stesso popolo.
Quella frattura avrebbe pesato enormemente pochi anni dopo: nel 1860, il figlio di Ferdinando II avrebbe perso il regno, travolto dall’impresa dei Mille e dall’unificazione d’Italia.

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