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Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza

(Divina Commedia – Inferno, canto XXVI)
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Image by Gerhard Bögner from Pixabay

Il termine Anunnaki, nella mitologia sumera, significa “Coloro che dal cielo scesero sulla Terra”. Secondo alcune teorie pseudoscientifiche e mitologiche, si tratterebbe di esseri extraterrestri provenienti dal pianeta Nibiru, giunti sul nostro pianeta per colonizzarlo.

Quando Nibiru si avvicinò alla Terra, venne inviata una spedizione guidata da Enlil, figura ricorrente nei testi sumeri. Le aree scelte per l’insediamento furono la Valle del Nilo, la Valle dell’Indo e la Mesopotamia.

Enlil e Ninlil – Wikipedia, pubblico dominio

Nella cosmologia sumera, gli Anunnaki erano i figli del dio del cielo An, parte di un’assemblea divina composta da sette dei principali (An, Enlil, Enki, Ninhursag, Inanna, Utu e Nanna) e da cinquanta divinità minori, detti Igigi.

Per comprendere a fondo questa mitologia, bisogna considerare la visione del mondo dei Sumeri: una delle più antiche civiltà conosciute, primi a sviluppare una forma di scrittura (il cuneiforme), un codice di leggi (Ur-Nammu) e una struttura morale e religiosa. Nella loro visione, l’uomo esiste per servire gli dèi. Non è artefice del proprio destino, e solo gli dèi sono immortali.

Le divinità sumere non erano concetti astratti, ma forze legate a fenomeni naturali e principi vitali come la morte, la fertilità, la creazione. Secondo alcune narrazioni alternative, gli Anunnaki avrebbero dominato la Terra per millenni, intervenendo persino nella genetica: attorno al 300.000 a.C. avrebbero modificato un ominide terrestre per creare una razza servile, da impiegare nei lavori minerari.

Con il tempo, però, rivalità interne tra gli Anunnaki e l’evoluzione dell’uomo (dall’Homo erectus al sapiens) portarono a un rovesciamento dei ruoli. L’uomo, divenuto sempre più cosciente, cominciò a sfuggire al controllo degli dèi. I dissidi aumentarono, e infine quasi tutti gli Anunnaki abbandonarono la Terra.

Si racconta anche che lasciarono il pianeta a causa della degenerazione morale dell’umanità e della crescente consapevolezza umana che quegli esseri non erano dèi, ma esseri avanzati. Alcuni, come Marduk e forse Ishtar, rimasero, trasmettendo la loro eredità genetica ad alcuni “eletti”, potenzialmente ancora presenti tra noi, con il compito di guidare l’umanità nel suo percorso evolutivo.

Nel racconto biblico della Genesi compaiono i Nephilim, spesso identificati con gli Anunnaki.
La Bibbia li descrive come “figli di Dio” che si unirono alle “figlie degli uomini”, generando una stirpe di giganti e uomini potenti. Questo passaggio, riportato anche nella Torah e nel Libro di Enoch, ha suscitato molte interpretazioni: per alcuni, i “figli di Dio” erano angeli caduti (i Grigori), per altri divinità antiche integrate nella cosmogonia ebraica.

La teoria più affascinante, anche se controversa, suggerisce che i Nephilim rappresentino l’eco di una mitologia più antica e complessa, in cui i confini tra divino, alieno e umano erano molto più sfumati di quanto oggi si pensi.

 

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