Skip to main content

Castel Sant’Angelo, il possente custode della città di Roma

Da quasi venti secoli, Castel Sant’Angelo si erge maestoso sulle rive del Tevere, custode silenzioso del cuore più sacro di Roma. Un tempo simbolo dell’autorità imperiale, divenne poi roccaforte papale, attraversando la storia come protagonista di trasformazioni profonde e vicende turbolente.

Image by Enzo Abramo from Pixabay

La sua costruzione ebbe inizio nel 123 d.C., per volontà dell’imperatore Adriano, che desiderava un monumento funebre grandioso per sé e per la propria famiglia. Il sito scelto, già utilizzato in epoca arcaica per le sepolture, era strategicamente collocato vicino al fiume e venne collegato alla città attraverso un ponte dedicato allo stesso imperatore, il Pons Aelius. Adriano, tuttavia, non vide mai completata l’opera: a portarla a termine fu il suo successore, Antonino Pio, che ne fece il mausoleo imperiale, accogliendo tra gli altri i resti dell’imperatore Caracalla.

Image by Waldo Miguez from Pixabay

Il mausoleo si presentava originariamente come una struttura imponente a tre livelli sovrapposti, sormontata da una colossale statua di Adriano alla guida di una quadriga di bronzo, raffigurato come il dio Sole. Il tutto era rivestito di marmi pregiati e abbellito da numerose statue.

Con il declino dell’Impero e l’avanzare del Medioevo, il monumento cambiò completamente volto. Fu trasformato in una poderosa fortezza, secondo una pratica allora diffusa: riutilizzare strutture romane – teatri, mausolei, templi – per scopi difensivi. L’imperatore Aureliano, nel 271 d.C., lo incluse nella nuova cinta muraria, dotata di torri e baluardi. La posizione strategica di Castel Sant’Angelo, all’ingresso settentrionale della città, ne fece un presidio militare chiave, soprattutto durante le invasioni barbariche.

Nel tempo, il castello divenne un punto nevralgico anche per il potere religioso. Con la nascita del rione “Borgo” attorno alla tomba di San Pietro, papa Leone III lo circondò con le cosiddette mura leonine, creando una cittadella fortificata che fu poi ampliata da Leone IV. Durante i secoli successivi, il castello fu conteso da potenti famiglie romane, fino a quando, nel Trecento, con il ritorno della corte papale da Avignone, entrò definitivamente sotto il controllo dei pontefici.

Image by Giraffew from Pixabay

Papa Urbano V, rientrato dalla Francia, ne riconobbe l’importanza strategica e lo affidò a una guarnigione francese. Tuttavia, la popolazione insorse e cercò persino di distruggerlo. Fu Bonifacio IX a trasformarlo in residenza pontificia, dotandolo di un ponte levatoio e di tutte le risorse necessarie a resistere a lunghi assedi: cisterne, granai, un mulino e, soprattutto, una via di fuga segreta, il celebre Passetto di Borgom, un corridoio nascosto che collegava il castello al Vaticano.

Questa via salvò la vita a diversi papi. Alessandro VI vi si rifugiò per sfuggire alle truppe di Carlo VIII, ma ancora più celebre è la fuga di Clemente VII, che durante il sacco di Roma del 1527 attraversò il Passetto sotto il fuoco nemico, in una corsa disperata verso la salvezza.

Ritenuto praticamente inespugnabile, Castel Sant’Angelo divenne anche deposito delle immense ricchezze papali. Nacque così la “Sala del Tesoro”, al cui interno si trovava un forziere tanto grande da non poter passare attraverso la porta d’ingresso, rendendone impossibile il furto.

Image by Mauricio A. from Pixabay

Nel Cinquecento, sotto papa Alessandro VI, il castello fu trasformato in una vera e propria macchina da guerra. I bastioni romani vennero rinforzati, il ponte d’accesso protetto da un massiccio torrione e attorno alle mura fu scavato un fossato alimentato dal Tevere. Artisti come Michelangelo lavorarono agli appartamenti papali, trasformandoli in spazi sontuosi. Più tardi, Gian Lorenzo Bernini ridisegnò l’antico ponte, ribattezzandolo ponte Sant’Angelo, arricchito da dieci angeli marmorei che portano i simboli della Passione di Cristo, accompagnando i pellegrini verso San Pietro con grazia e spiritualità.

Ma sotto questa bellezza si cela un passato oscuro. Castel Sant’Angelo fu teatro di crudeli esecuzioni e prigione temuta. Nei suoi cortili si decapitavano i condannati, le cui teste venivano esposte come monito. Le segrete del castello, buie e umide, ospitarono figure celebri e sfortunate: Giordano Bruno, accusato di eresia e poi arso vivo a Campo de’ Fiori; il conte Cagliostro, alchimista e truffatore, imprigionato qui prima di essere trasferito nel castello di San Leo dove morì in miseria; e Benvenuto Cellini, l’orafo e artista che, pur fratturandosi una gamba, fu l’unico a evadere dalle sue mura.

La leggenda di Castel Sant’Angelo ha ispirato anche la musica. Il suo profilo inconfondibile fa da sfondo alla scena finale della “Tosca” di Puccini, in cui la protagonista, disperata e braccata, si getta dal castello, suggellando in modo tragico una storia d’amore e morte.

.

.

Condividi: