Dante – Ritratto di Gustave Doré – Wikipedia, pubblico dominio

I misteri che avvolgono Dante Alighieri e la sua Divina Commedia sono tanti e affascinanti: l’opera stessa pare un crogiolo di conoscenze antiche, simbolismi nascosti e tecniche scientifiche d’avanguardia per il Medioevo.

Dietro alla sua poesia si cela infatti una cultura cosmica sorprendentemente approfondita: astronomia, matematica, persino rudimenti di fisica.

C’è chi ipotizza che Dante fosse stato in contatto con testi segreti, oppure avesse ricevuto informazioni da rari viaggiatori, addirittura dal leggendario regno sotterraneo di Agharta, la “città di smeraldo” abitata dai sapienti custodi del mondo.

A questo punto il mistero si infittisce perché, nella prima parte del primo canto del Purgatorio, egli sembra descrivere la costellazione della Croce del Sud, nelle due famose terzine (versi 22-27):

«I’ mi volsi a man destra, e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente.

Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se’ di mirar quelle!
»

La costellazione della Croce del Sud – Wikipedia, pubblico dominio

Quei versi hanno suggerito a molti la Croce del Sud, costellazione invisibile dall’Europa medievale e ufficialmente mappata solo a partire dalla fine del Cinquecento.
Eppure il poeta ne cattura l’immagine con precisione, come se fosse familiare con la teoria precessionale degli equinozi, scoperta da Ipparco nel II secolo a.C. e raccolta nell’“Almagesto” di Tolomeo, e con le stelle meridionali, accessibili solo dalle latitudini più basse.
Forse Dante lesse antichi manoscritti di astronomia, o apprese queste nozioni da navigatori che, di ritorno da mari lontani, gli raccontarono dei cieli australi.

Ancora più sorprendente è l’ipotesi, pura congettura di grande fascino, che il sommo poeta, durante il suo esilio fra il 1300 e il 1302, abbia compiuto un viaggio reale in un mondo sotterraneo.
Secondo la leggenda, avrebbe trovato un ingresso presso Gerusalemme e varcato una soglia che lo condusse non solo in un regno infernale, ma in un’avanzata civiltà nascosta: Agharta.

Busto di Virgilio, parco Vergiliano (Napoli) – Wikipedia, pubblico dominio

Qui avrebbe intravisto tecnologie e conoscenze, forse persino forme di energia elettrica, così lontane dal sapere dell’Europa del Trecento da risultare mistificanti. Per non rivelare quei segreti, Dante avrebbe infuso nell’opera un linguaggio simbolico, affidando a Virgilio, guida e mentore, il compito di mediare tra il visibile e l’invisibile.

Le radici di questo mito si intrecciano con antiche tradizioni: dagli Etruschi, che veneravano il lago di Bolsena come fulcro spirituale dell’Asia minore e d’Europa, fino agli Inca del Titicaca, anch’essi custodi di un’isola sacra e di un portale verso il mondo di “sotto”. Nel cuore dell’Etruria, le vie cave, profonde gole ipogee forate nella roccia e affiancate da necropoli, sembrano tracciare una geometria sacra convergente proprio sul lago. Lì, un tempo sorgeva il Fanum Voltumnae, il bosco sacro dove i dodici Lucumoni si riunivano per celebrare l’unità etrusca, e forse custodivano accessi a presunte gallerie sotterranee.

Secondo alcune cronache medievali, fra le quali le lettere di Corrado di Querfurt del 1196, esisterebbero ingressi a città misteriose anche sull’isola d’Ischia o sul vicino Monte Barbaro,  luoghi citati nelle tradizioni napoletane e legati all’evocativa figura di Virgilio, poeta, mago e taumaturgo, che la leggenda vuole iniziato ai segreti ipogei.
E se Virgilio fosse davvero “risorto” nell’ombra di Agharta per guidare Dante nell’oltretomba, e poi esser tornato sulla superficie per tramandare sapere occulto?

Tutta questa trama di mito, astronomia e archeologia fantastica converge in un’unica domanda: da dove proviene la sapienza cosmica di Dante? È credibile che un uomo del Trecento potesse, senza telescopi né teorie moderne, carpire i misteri della volta celeste e delle profondità terrestri? O dietro alla sua poesia si cela una verità proibita, tramandata per millenni da civiltà sotterranee e sacerdoti iniziati?

Lago di Bolsena visto da Montefiascone – Wikipedia, foto: Geobia – Opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Oggi, chi passeggia sulle rive del lago di Bolsena o esplora i sentieri che serpeggiano fra i canyon etruschi, percepisce ancora l’energia di questi luoghi: luci misteriose sul pelo dell’acqua, correnti d’aria a gallerie abbandonate, testimonianze che alimentano il fascino di Agharta.
E se Agharta non fosse solo un sogno letterario, ma un segreto antico come la Terra stessa? In fondo, Dante ce lo suggerisce: per comprendere davvero il cosmo e l’anima, occorre guardare oltre il visibile, esplorare le profondità che custodiscono la memoria del mondo.

 

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