La prima pagina della saga di Hrafnkels. Dal manoscritto islandese del XVII secolo AM 156 fol ora presso l’Istituto Árni Magnússon in Islanda. – Wikipedia, pubblico dominio

Le saghe islandesi, composte attorno al XIII secolo, sono le cronache che raccontano l’avventura dei primi coloni norvegesi: dalla fuga dalla madrepatria, alle lotte per l’insediamento in Islanda, fino all’istituzione del parlamento di Þingvellir nel 930 e alla conversione al cristianesimo nell’anno 1000.

Questi racconti nascono dalla coscienza popolare e, pur radicandosi in eventi reali del IX–X secolo, sono filtrati dalla tradizione orale.

La parola stessa “saga” deriva dal verbo “dire” (come il tedesco sagen o l’inglese to say), a sottolineare il loro carattere di narrazione tramandata di voce in voce.

In un’epoca in cui si temeva la “corruzione” degli aneddoti, l’aggiunta di dettagli enfatici o l’esagerazione eroica, si consolidò l’abitudine a recitare le saghe con un rispetto quasi sacro, preservandone l’essenza.

Anche dopo il millennio, con l’influsso del cristianesimo, esse conservarono il loro profilo pagano e anonimo, espressione collettiva di un popolo di profughi.

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Le principali saghe

    • Gli uomini di Eyr: una raccolta episodica di avventure senza trama unica, dove si susseguono gesta di vari protagonisti.
    • La gente della valle del Salmone: storia di famiglie colonizzatrici, con al centro figure femminili che guidano l’insediamento.
    • Erik il Rosso: il racconto dell’esplorazione vichinga del Nord America, ai confini del mondo conosciuto.
    • Grettir il forte: un eroe la cui leggenda, benché più tarda, affonda le radici in tradizioni antecedenti.

Christian Krohg – Leif Eiriksson scopre il Nord America – Wikipedia, pubblico dominio

A queste si affiancano traduzioni moderne promosse dall’Iperborea, come:

    • Oddr l’arciere (Fulvio Ferrari), dove un giovane vichingo vive avventure magiche fino al proprio destino mortale;
    • Egill il monco (Fulvio Ferrari), viaggio fiabesco verso la Terra dei Giganti per salvare principesse;
    • Hrafnkell (Maria Cristina Lombardi), che illumina il procedimento giudiziario e le dinamiche sociali dell’Islanda primitiva;
    • Ragnarr (Marcello Meli), intreccio di miti danesi attorno alla figura del re Ragnarr.

Oltre alle saghe, due opere fondamentali completano il quadro storico-islandese:

    • Il Libro degli insediamenti (ca. 1130), che racconta l’arrivo e la sistemazione di ogni famiglia fuggita dalla tirannide di re Harald Bellachioma;
    • Il Libro degli Islandesi di Ari Þorgilsson, opera pionieristica che traccia l’evoluzione civile e politica dell’isola.

Tra i nomi di maggior rilievo emerge Snorri Sturluson (1178–1241).

Snorre Sturluson, illustrazione di Christian Krogh da Heimskringla, edizione 1899 – Wikipedia, pubblico dominio

  • La sua Storia dei Re di Norvegia (“Orbe terrestre”) è un mosaico di saghe dinastiche.

  • La Snorra Edda, compilata tra il 1220 e il 1230 e conservata nel Codex Regius, è il manuale della mitologia nordica:

    1. L’inganno di Gylfi, con il re travestito da pellegrino che ascolta i segreti degli dèi;
    2. Linguaggio poetico, teorizzazione delle figure retoriche e dei metri della poesia scaldica;
    3. Trattato metrico, guida pratica alle regole poetiche per gli aspiranti poeti.

Grazie all’Edda, disponiamo oggi della principale fonte sulla poesia scaldica, ricca di kenningar, metafore indovinello che rendono il verso un autentico enigma da decifrare.

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