Denario AR – Nerone Cesare Augusto e il tempio di Vesta – Wikipedia – Classical Numismatic Group, Inc. http://www.cngcoins.com, immagine rilaciata con licenza CC BY-SA 2.5

A Roma, ai tempi di Nerone, viveva Locusta, un personaggio a cavallo tra mito e realtà, tra il mondo della magia e la botanica.
Per questo motivo, della vera Locusta si sa poco; aveva, certamente, una vasta cultura, conoscenze in ambito di erbe e persino di medicina, ma non era semplicemente un’altra avvelenatrice, ma l’avvelenatrice di Roma.

Agrippina Minore (49-50 d.C.) – Museo archeologico di Milano – Wikipedia -Foto di:  Giovanni Dall’Orto, opera propria rilascaiata con licenza di sola attribuzione

Commercianti, uomini d’affari, nobili e perfino senatori passavano per la sua casa cercando da un rimedio o un feticcio per l’amore, fino ad una sostanza con la quale ravvivare la passione o con la quale eliminare un nemico.

Il fatto che avesse rapporti con Agrippina, e ancora prima con Messalina, indica che ebbe relazioni eccellenti con la nobiltà romana, che sicuramente ottenne grazie alle case di prostituzione, un vero pullulare di intrighi e contatti tra le sfere sociali.

La storia non ufficiale ci narra che Locusta era stata imprigionata e aspettava di essere condannata a morte per uno dei suoi assassinii quando Agrippina la salvò e le diede l’incarico che avrebbe cambiato la sua vita; uccidere Claudio.

Fino alla morte di Claudio, al cui avvelenamento tramite funghi o fichi si suppone che partecipò attivamente, Locusta era una donna rispettata, temuta e stimata, ma non lavorava per il potere. Quando morì l’imperatore, fu contrattata esclusivamente da Agrippina, la madre di Nerone, il nuovo Cesare.

Dopo Claudio, il secondo serio incarico a cui dovette far fronte Locusta fu la morte di Britannico. Secondo gli storici, il primo tentativo fallì e fu torturata per ordine esplicito di Nerone. Fortunatamente per lei, la seconda volta avvelenò accuratamente alcuni dolci e inoltre creò una bevanda aromatica e speciale.

Joseph-Noël Sylvestre – Lucusta che sperimenta un veleno su uno schiavo – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo Tacitouna pozione aromatica ancora innocua, ma molto calda, venne servita a Britannico dopo essere stata assaggiata. Quindi, dopo averla rifiutata perché troppo calda, vi aggiunsero acqua fresca e, con questa, il veleno che ebbe un effetto così rapido che si vide privato contemporaneamente della parola e della vita“.
Dato che si trattò di un veleno che non poteva risaltare nell’acqua incolore, sicuramente si trattava del modernamente denominato acido prussico, di cui non conosciamo il nome usato dai romani.
Secondo Tacito i commensali rimasero inorriditi, ma Nerone guardava pazientemente il bambino, come se la situazione non fosse stata grave, disse che il fatto non era nulla di straordinario, in quanto era la conseguenza della grave sofferenza che affliggeva il giovane. E’ certo che il bambino soffrisse di epilessia, ma questa volta quei movimenti erano dovuti al veleno.
Molto probabilmente l’avvelenatrice, per desiderio esplicito della madre di Nerone, lavorò gomito a gomito con Andromaco di Creta, medico personale del Cesare, che tra le altre missioni, doveva darle dell’oppio quotidianamente per calmare le sue terribili inquietudini e per favorire la sua necessità di ispirazione.
Ad Andromaco si attribuisce, non sappiamo se con l’aiuto di Locusta o meno, la creazione della therica magna, anche se ciò che in realtà fece fu migliorare quella inventata dal re Mitridate con qualche variante, quale ricorrere alla carne di vipera invece di usare quella di lucertola.

Theriaca (Triacha), immagine tratta dal Tacuinum di Vienna – Wikipedia, pubblico dominio

La theriaca di Andromaco conteneva, tra le altre meraviglie, acacia, artemisia, oppio, zafferano, cumino di Marsiglia, finocchio, miele, incenso e carne di vipera.
Secondo Locusta il veleno migliore era quello che uccideva “dal di dentro”, quello che a causa della stitichezza che provocavano, gli alimenti già digeriti finivano per fermentare all’interno e per favorire quindi la putrefazione, non potendo quindi essere eliminati.

Caduto Nerone essendo già lontana dall’influenza di sua madre, comparvero numerose persone che testimoniarono contro Locusta fino ad incolparla di 400 morti.
Fu condannata a morte dall’imperatore Galba che, dopo aver ordinato che venisse torturata per giorni, ordinò che venisse giustiziata in una pubblica piazza…

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: perstorie-eieten.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…