Antigone, personaggio della tragedia greca, sorella di Ismene, Eteocle e Polinice, era nata dall’unione incestuosa tra Edipo e la madre di questi, Giocasta.

Fulchran-Jean Harriet – Edipo a Colono insieme alla figlia Antigone – Wikipedia, pubblico dominio

La leggenda narra che, dopo l’esilio di Edipo, i due fratelli Eteocle e Polinice avrebbero dovuto governare la città di Tebe ad anni alterni.

Durante il suo regno, però, Eteocle espulse dalla città Polinice, il quale reagì a questa decisione muovendo guerra contro il fratello. Entrambi morirono sul campo di battaglia, ma Creonte, il nuovo re di Tebe, stabilì che Eteocle dovesse essere seppellito, mentre il corpo di Polinice non avrebbe dovuto ricevere le onoranze funebri poiché egli era ritenuto dal sovrano un traditore della patria.

Antigone si dichiarò contraria alle decisioni differenti prese riguardo ai corpi dei due fratelli e comunicò alla sorella Ismene la volontà di dare sepoltura a Polinice.

Antigone e il corpo di Polinice, Progetto Gutenberg eText 14994 – Wikipedia, pubblico dominio

Quest’ultima, però, in quanto fortemente rispettosa delle leggi e dell’autorità, tentò di dissuadere la sorella dal suo progetto e si rifiutò di aiutarla nel compiere tale atto. Antigone quindi dovette agire da sola e ricoprì il corpo del fratello con della sabbia.
Ciò provocò le ire del re Creonte, il quale, una volta scoperto il colpevole, decise prima di condannare a morte Antigone, ma successivamente, ritenendo tale punizione troppo severa, si limitò a rinchiuderla in una prigione fino alla fine dei suoi giorni.

Il popolo, però, si schierò dalla parte della giovane eroina e Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone, tentò di intercedere per lei presso il padre.
Le sue parole, unite a quelle dell’indovino Tiresia, il quale accusò il sovrano di agire contro il volere degli dei, spinsero il re alla decisione di liberare la giovane fanciulla. Emone quindi si recò alla prigione per liberarla ma, una volta giunto davanti alla cella, scoprì che Antigone si era già impiccata. Ella, infatti, non immaginando che Creonte potesse ricredersi, aveva deciso di anticipare la morte per fame.

Frederic Leighton – Antigone – Wikipedia, pubblico dominio

Il giovane principe, quindi, colto da un immenso dolore, tentò prima di aggredire il padre, il quale riuscì a sfuggire alla rabbia del figlio, e poi si suicidò. Anche la madre di Emone, Euridice, non potendo sostenere il dolore per la morte del figlio, si suicidò e a Creonte, rimasto solo e pieno di sensi di colpa, non rimase che supplicare gli dei di dargli la morte.

Stralcio testo tratto da un articolo di Nicolò Martelli pubblicato nella pagina cogitamusergosumus.wordpress.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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