(revisione ottobre 2025)

Statua della ninfa Egeria nel Parc del Laberint d’Horta a Barcellona, ​​in Catalogna (Spagna). Wikipedia, foto di Till F. Teenck opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 2.5

Antichissima divinità latina delle sorgenti, Egeria è una figura che unisce l’acqua alla parola, la natura alla legge, il mistero al sapere.

Guillaume Rouille – Egeria, la seconda moglie e consigliera del secondo re di Roma, Numa Pompilio – Wikipedia, pubblico dominio.

Nella mitologia romana era la ninfa della fonte sacra che sgorgava nel bosco presso il lago di Nemi, vicino ad Aricia, antica città del Lazio preromano.
Un’altra fonte, a lei consacrata, si trovava a Roma, presso la Porta Capena, ai piedi del colle Celio: luogo di culto e di silenzio, dove l’acqua e la voce della dea sembravano confondersi.

Egeria era chiamata una delle Camene, le ninfe “cantatrici” e profetiche, equivalenti latine delle Muse greche.
La sua voce, fluida come l’acqua che rappresentava, era quella della vaticinatrice, capace di rivelare verità e ispirare i cuori degli uomini saggi.

Presso la fonte di Nemi, Egeria condivideva il culto con Diana Nemorense, la dea della caccia e della luna.
Questo legame antico suggerisce che la ninfa fosse un tempo divinità protettrice delle nascite, associata alla maternità e alla fecondità, e per questo venerata tra le dee che presiedevano al parto.
Tra esse, tuttavia, Egeria possedeva una propria individualità, segno della forza del suo culto e della sua venerazione autonoma.

Egeria è ricordata soprattutto come la divina ispiratrice di Numa Pompilio, il secondo re di Roma, colui che trasformò un popolo di pastori in una nazione di leggi e di riti.
Si dice che Numa avesse ricevuto dalla ninfa le norme religiose e le istituzioni civili che fondarono la Roma sacra e ordinata.

Secondo la tradizione, Egeria e Numa erano legati da un vincolo d’amore spirituale o, secondo alcune leggende, da un vero e proprio matrimonio.
I loro incontri notturni avvenivano nella grotta sacra del bosco delle Camene, presso la Porta Capena, dove la ninfa gli dettava le leggi in sussurri che si confondevano col mormorio dell’acqua.
Così nacque il volto più mistico della Roma delle origini, plasmato dalla voce di una dea e dall’ascolto di un uomo.

Ulpiano Checa Sanz – La ninfa Egeria detta a Numa Pompilio le leggi di Roma – Wikipedia, fotografo: Opera propria di  Poniol60, 2012-04-10 rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Quando Numa Pompilio morì, la leggenda narra che Egeria si ritirò ad Aricia, dove il dolore la consumò.
Mossa a pietà, Diana trasformò la ninfa in una fonte perenne, perché il suo pianto non avesse mai fine.
Da allora, le sue acque limpide furono considerate sacre, simbolo di memoria e di saggezza eterna.

Nel mito di Egeria si uniscono acqua e parola, due forze creative che plasmano e purificano.
Come ninfa sorgiva, è simbolo della nascita e del fluire della vita; come consigliera ispirata, incarna la sapienza che dà forma alla civiltà.
Il suo amore per Numa non è soltanto umano, ma spirituale: un legame fra natura e legge, intuizione e ragione, in cui l’acqua diventa metafora del sapere che scorre e rinnova.
Egeria, che piange e crea, rimane immagine della femminilità sacra che unisce la tenerezza del cuore alla forza della conoscenza.

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