Nei secoli immediatamente successivi alla nascita del Cristianesimo, alcuni tra i più autorevoli storici dell’epoca lasciarono pagine preziose che, spesso senza volerlo, confermarono l’esistenza di Gesù e dei suoi seguaci. Le loro parole, scritte da osservatori esterni e talvolta ostili, offrono uno sguardo raro e diretto sulla figura del Cristo e sull’impatto che il suo messaggio ebbe nel mondo romano.
Un questa pagina citeremo tre storici: Giuseppe Flavio, Cornelio Tacito e Plinio il Giovane

Giuseppe Flavio – Incisione xilografica – Wikipedia, pubblico dominio
GIUSEPPE FLAVIO (37-103 circa),
Il primo a menzionare Gesù è Giuseppe Flavio (37-103 d.C.), storico giudeo di nobile origine, che visse nel delicato periodo della dominazione romana in Palestina.
Nelle Antichità Giudaiche (XVIII, 63-64), egli scrive:
“Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità… Questi era il Cristo.”
Flavio racconta che Gesù fu condannato da Ponzio Pilato alla croce, ma che i suoi discepoli non cessarono di seguirlo, affermando di averlo visto vivo tre giorni dopo la morte. A distanza di decenni, nota ancora l’esistenza della “tribù dei Cristiani”, a testimonianza di una comunità ormai diffusa e resistente alle persecuzioni.
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CORNELIO TACITO (54-119)

Publio Cornelio Tacito – Wikipedia, pubblico dominio
Anche Cornelio Tacito (54-119 d.C.), uno dei più grandi storici di Roma, menziona i cristiani negli Annali (XV, 44).
Egli racconta che, dopo il grande incendio di Roma del 64 d.C., l’imperatore Nerone cercò dei capri espiatori:
“Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia chiamava cristiani… Origine di questo nome era Cristo, il quale, sotto Tiberio, fu condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato.”
Tacito, pur da pagano, riconosce che la “superstizione” cristiana, inizialmente repressa, si stava diffondendo da Gerusalemme fino a Roma, malgrado le crudeli persecuzioni. Le sue parole, cariche del disprezzo tipico del mondo romano verso le nuove fedi orientali, sono oggi una delle testimonianze storiche più autorevoli sull’esistenza di Gesù e dei suoi primi seguaci..
PLINIO IL GIOVANE (61-112/113)

Plinio il Giovane: scultura sulla facciata principale del Duomo di Como. – Wikipedia, foto di Daniela Manili Pessina, opera propria – Immagine rilasciata con licenza CC BY-SA 4.0
Qualche decennio dopo, un’altra fonte conferma la presenza ormai capillare dei cristiani: la corrispondenza tra Plinio il Giovane e l’imperatore Traiano (Epistole, X, 96-97).
Plinio, governatore della Bitinia e del Ponto (nell’attuale Turchia), si trova a dover gestire processi contro coloro che professano questa nuova fede. Incerto su come procedere, scrive all’imperatore:
“Chiedevo loro se fossero cristiani. Se confessavano, li interrogavo più volte, minacciandoli di pena capitale. Quelli che perseveravano li ho mandati a morte… Affermavano che la loro colpa consisteva solo nel riunirsi all’alba per cantare un inno a Cristo come a un dio e impegnarsi a non commettere delitti.”
Plinio descrive una comunità semplice, disciplinata e innocente di crimini, ma tenace nella fede. La risposta di Traiano, tanto pragmatica quanto rivelatrice della mentalità imperiale, sancisce una linea di moderazione:
“Non si devono ricercare i cristiani; se vengono denunciati e riconosciuti colpevoli, vanno puniti, ma chi nega e invoca gli dèi deve essere perdonato.”
Questo scambio di lettere mostra come, già all’inizio del II secolo, il Cristianesimo avesse raggiunto tutte le classi sociali e suscitato l’attenzione e il timore delle autorità romane.
Dalle testimonianze di Giuseppe Flavio, Tacito e Plinio emerge un quadro sorprendentemente coerente: un uomo realmente esistito, Gesù di Nazareth, la cui morte non spense il suo messaggio; una comunità di seguaci perseguitata ma inarrestabile; e un impero costretto, suo malgrado, a prenderne atto.
Così, dalle cronache di chi non credeva, affiora uno dei più potenti segni della storia: la persistenza del nome di Cristo, capace di attraversare i secoli e di imprimere un segno indelebile nella coscienza dell’umanità.
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