J. W. Waterhouse – Una sirena, 1901 – Wikipedia, pubblico dominio

Le sirene, creature affascinanti e misteriose, sono da sempre simbolo di seduzione e pericolo. Secondo alcuni, rappresentano l’ingannevole bellezza delle onde del mare; secondo altri, più verosimilmente, incarnano l’insidia nascosta degli scogli.
Secondo Esiodo erano figlie del dio marino Forco, le sirene venivano descritte come vergini incantevoli, con il corpo per metà di donna e per metà di pesce. Il loro canto melodioso ammaliava i naviganti, che, attratti dalla dolcezza delle voci, finivano per naufragare sulle coste frastagliate.

Tra queste creature leggendarie si ricordano Leucosia, Ligea e Partenope, quest’ultima particolarmente cara alla città di Napoli, tanto che la leggenda vuole che il suo sepolcro si trovi proprio nei pressi del capoluogo campano, che per questo è anche detto “partenopeo”.

Il mito di Partenope affonda le radici in una tradizione greca molto antica. Sul finire del IX secolo a.C., una colonia greca si insediò sull’isolotto di Megaride, fondando un centro commerciale che avrebbe dato vita ai primi nuclei della futura Napoli.
Di Partenope si racconta che, ogni anno, le venisse dedicata una corsa rituale con fiaccole, a testimonianza della devozione del popolo nei suoi confronti. Si narra che la sirena morì proprio dove oggi sorge il Castel dell’Ovo, e che in quel luogo fu sepolta. Curiosamente, lo stesso sito è legato anche alla figura di santa Patrizia, una delle patrone cristiane di Napoli: due protettrici, una pagana e una cristiana, unite simbolicamente nello stesso spazio sacro.

Nell’Odissea, Omero racconta l’episodio in cui Ulisse, di ritorno da Troia, incontra le sirene nel Golfo di Napoli. Avvisato del loro potere ammaliante, si fa legare all’albero maestro della nave per ascoltarle senza soccombere. Resiste al loro canto e prosegue il suo viaggio, lasciando le sirene sconfitte e disperate. Umiliate per il rifiuto, Partenope, Leucosia e Ligea, si lasciano morire in mare. I loro corpi, trasportati dalle correnti, giungono su diverse rive.

Partenope approda tra gli scogli di Megaride. Gli abitanti trovano il suo corpo con il viso pallido, gli occhi chiusi e i lunghi capelli fluttuanti tra le onde. Le dedicano un sontuoso sepolcro, e da quel momento la sirena diventa la protettrice del villaggio, che da lei prende il nome. Il suo culto si diffonde tra la popolazione, celebrato con sacrifici e processioni notturne illuminate da fiaccole sul mare.

La sirena Partenope. – Wikipedia, pubblico dominio

La posizione esatta della sua tomba resta avvolta nel mistero. Alcuni studiosi ritengono che possa trovarsi sulla collina di Sant’Aniello, sotto la chiesa di Santa Lucia, eretta su un antico tempio pagano dedicato proprio a Partenope. Altri ipotizzano che si trovi nei sotterranei di Castel dell’Ovo, dove sorse l’antica città greca di Palepoli, primo nucleo urbano partenopeo.

Le sue sorelle trovarono destini simili: Leucosia fu sospinta dalle acque fino alle coste a sud di Salerno, dove oggi sorge Punta Licosa, che da lei prende il nome; Ligea, invece, giunse fino al Golfo di Santa Eufemia, in Calabria, dove si dice riposi il suo corpo.

Così, tra mito e leggenda, il canto delle sirene continua a echeggiare nel cuore del Mediterraneo, tra le onde che ancora oggi lambiscono le coste del sud Italia.

 

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