Pasifae, figlia del dio solare Elio e della ninfa oceanina Perseide, apparteneva a una stirpe divina: era sorella della maga Circe e del re Eete. Sposò Minosse, sovrano di Creta, e gli diede numerosi figli, entrando così nella grande genealogia mitologica del mondo greco.
Il loro matrimonio, tuttavia, fu tutt’altro che sereno. Le continue infedeltà di Minosse provocarono l’ira di Pasifae, che ricorse alla magia per vendicarsi. Scagliò su di lui una maledizione crudele: ogni volta che Minosse si univa carnalmente a un’altra donna, al posto del seme liberava nel suo grembo serpenti e insetti, che divoravano la malcapitata dall’interno. Solo l’intervento di Procri, figlia del re ateniese Eretteo, riuscì a liberarlo da questa condanna.

Particolare di una miniatura della regina Pasiphae che abbraccia il toro, in “L’Épître Othéa”. Origine: Francia, attribuita al Maestro della Cité des Dames e workshop.c. 1410-c. 1414 – Wikipedia, pubblico dominio
Ma il mito più noto legato a Pasifae riguarda una passione tanto scandalosa quanto soprannaturale: quella per un toro bianco.
Si narra che Minosse, dopo aver consacrato un altare a Poseidone e preparato un sacrificio in suo onore, chiese al dio di fargli dono di un toro che emergesse dal mare. La richiesta fu esaudita: dalle acque sorse un maestoso toro, candido come la neve. Tuttavia, Minosse, colpito dalla straordinaria bellezza dell’animale, decise di risparmiarlo e lo sostituì con un altro toro al momento del sacrificio. Poseidone, offeso dall’inganno, punì Minosse in modo sottile e crudele: fece sì che Pasifae si innamorasse follemente proprio di quel toro.
Secondo altre versioni, fu Afrodite a scatenare in Pasifae quell’amore insano, poiché la regina aveva trascurato a lungo il culto della dea.
Altri ancora sostengono che si trattasse di una vendetta indiretta per un torto subito da Elio, padre di Pasifae, che un tempo aveva svelato ad Efesto l’adulterio della moglie Afrodite con Ares.
Straziata dal desiderio e incapace di saziare la sua passione, Pasifae si rivolse a Dedalo, il leggendario inventore ateniese, che viveva allora in esilio presso la corte cretese.

Jean Lemaire – Dedalo e Pasifae – Musée des Beaux-Arts d’Agen – Wikipedia, pubblico dominio
Dedalo accettò di aiutarla e costruì un ingegnoso simulacro: una vacca di legno ricoperta di pelle bovina, montata su ruote nascoste negli zoccoli. Condotta nei pascoli di Gortina, fu collocata tra le vere vacche del toro bianco.
Pasifae si introdusse all’interno della finta vacca attraverso un pannello scorrevole, sistemando le gambe nelle zampe posteriori. Il toro si avvicinò, ingannato dall’apparenza, e la montò. Così, attraverso quell’unione mostruosa e contro natura, nacque il Minotauro, una creatura con il corpo umano e la testa di toro.

Pasifae e il Minotauro. Tondo di una kylix attica a figure rosse, 340-320 a.C. proveniente da Vulci – Museo delle monete, medaglie e oggetti d’antiquariato, Parigi – Wikipedia, pubblico dominio
Minosse, sconvolto e desideroso di nascondere lo scandalo, consultò un oracolo per sapere come comportarsi. Il responso fu chiaro: affidarsi ancora a Dedalo. Fu così che l’artigiano ideò e costruì il celebre Labirinto, un intrico di corridoi senza uscita nel cuore di Cnosso. Lì venne rinchiuso il Minotauro, insieme a sua madre Pasifae, condannati entrambi a vivere nell’ombra del mistero e dell’orrore.




