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La negromanzia… cos’è?

Attenzione; Il mondo dei cosiddetti “maghi” riserva spesso sorprese che hanno poco a che fare con poteri occulti e molto con interessi economici. Numerosi casi di cronaca raccontano di truffe legate a evocazioni spiritiche, tarocchi e pratiche esoteriche, messe in atto da individui privi di scrupoli. Questi approfittano della fragilità emotiva e della disperazione di chi, colpito da tragedie o problemi apparentemente irrisolvibili, cerca conforto in promesse illusorie.

 

 

La negromanzia, ovvero l’evocazione degli spiriti dei defunti, ha radici antichissime. Lo storico Strabone la menziona come una delle principali arti divinatorie dei Persiani. Era diffusa anche in Caldea, Babilonia ed Etruria. I negromanti babilonesi erano noti come Manzazuu o Sha’etemmu, e gli spiriti evocati prendevano il nome di Etemmu.

Salvator Rosa – La bruja (1640-1649) – Wikipedia, pubblico dominio

Molte civiltà arcaiche credevano nella sopravvivenza dell’anima e nella possibilità che i morti interferissero con il mondo dei vivi. Per comunicare con loro si ricorreva a feticci, statue e rituali condotti da veggenti e negromanti.

Anche gli Egizi praticavano forme di negromanzia, mentre per i Greci, lo spirito dei defunti era chiamato daimon, entità che poteva manifestarsi ai vivi. I Romani, invece, eseguivano evocazioni in caverne vicine a fiumi o laghi.

La Bibbia stessa fa riferimento alla negromanzia: nel Deuteronomio, il popolo di Israele viene ammonito contro le pratiche negromantiche dei Cananei. In un episodio noto, il re Saul si rivolge alla Strega di Endor per evocare lo spirito del profeta Samuele (1 Samuele 28,7-25).

Anche nelle culture nordiche pre-cristiane si ritrovano pratiche affini, come il “sedersi sul tumulo” per comunicare coi defunti. Nel mondo moderno, queste tradizioni sopravvivono in forme differenti: dal channeling (contatto con entità spirituali) fino ai riti del Vudù, ancora praticati ad Haiti.

A differenza della magia rituale o naturale, la negromanzia si fonda su principi profondamente distruttivi. Gli stregoni non incanalano l’energia cosmica, ma la sottraggono alle cose e agli esseri viventi, rompendo l’equilibrio delle cosiddette “onde primordiali”, energia che permea tutto l’universo.

Per attuare un rito negromantico, è necessario distruggere materiali, esseri o simboli carichi di energia magica. L’energia così liberata, però, non può essere controllata dal negromante come farebbe un mago. Per questo, egli la “sacrifica” a uno spirito o demone evocato, che ne assorbe la forza e, in cambio, concede un effetto soprannaturale.

Il processo è pericoloso e profondamente blasfemo: ogni atto negromantico indebolisce l’equilibrio energetico del mondo, alterando le onde primordiali e corrompendole.

A livello pratico, i riti negromantici producono effetti simili a quelli della magia rituale, ma con modalità molto diverse. Non esistono incantesimi istantanei: gli ingredienti devono essere raccolti, sacrificati e preparati con attenzione.

Gli effetti collaterali sono però gravi: il contatto tra l’anima del negromante e l’entità evocata genera cambiamenti psicologici profondi. Il negromante diventa irascibile, delirante, perseguitato da visioni e incubi. Col tempo, molti soccombono alla follia, alla depressione o arrivano a sacrificare sé stessi in nuovi riti.

A livello cosmico, l’abuso della negromanzia provoca una corrosione dell’energia magica universale. Fortunatamente, esistono nodi energetici naturali, come i cerchi rituali o il cosiddetto Nodo del Caos, che assorbono e contengono parte di questi effetti, evitando che si propaghino in maniera incontrollata. Tuttavia, la pressione su questi punti può scatenare conseguenze disastrose.

Lo spiritismo come lo conosciamo oggi prende forma durante l’epoca della Rivoluzione Francese. Alcuni seguaci di Anton Mesmer, medico viennese e fondatore della teoria del magnetismo animale (1786), sostenevano che un soggetto in stato di “sonno magnetico” potesse comunicare con i defunti.

Mesmer teorizzava che, in questo stato, fossero possibili fenomeni straordinari come diagnosi mediche paranormali, profezie e visioni. È considerato un precursore del martinismo, una corrente spirituale formalizzata nel 1887 da Papus, che si ispirava agli insegnamenti di Louis Claude de Saint-Martin e Martinez de Pasqually.

Image by Genty from Pixabay

In Francia, gruppi come quello del dottor Billot praticavano l’atanatofania (l’apparizione degli spiriti), con l’intento di sviluppare una forma di medicina spirituale, definita “medicina angelica”. Queste pratiche influenzarono anche alcuni circoli esoterici italiani, dando origine a una medicina “psicosomatica” ante litteram.

Conclusioni: tra illusione e pericolo
La conoscenza del futuro non è concessa all’uomo: né dalla scienza, né dalla ragione, né dalle religioni. Le capacità precognitive appartengono, nella maggior parte delle fedi, solo al divino. Ogni tentativo umano di comunicare con l’aldilà si muove tra illusione, suggestione e, nei casi più gravi, vere e proprie devianze psichiche.

In tempi di incertezza, è comprensibile che molti si rivolgano al mistero per cercare conforto. Ma affidarsi a sedicenti maghi o a pratiche oscure rischia non solo di generare nuove illusioni, ma anche di aprire le porte a pericoli psicologici e spirituali ben più reali delle risposte che si cercano.

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