Silius, nelle Punicae (libro VIII, 495-501) scrive:

Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,
così dicono, e maneggiava da padrona
i veleni e traeva giù la luna dal cielo;
con le grida i fiumi tratteneva e,
chiamandole, spogliava i monti delle selve.

Supposta statua in terracotta della dea Angizia del III secolo a.C. (Museo Paludi di Celano) – Wikipedia, foto di Marica Massaro, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 4.0

Angizia (in latino Angitia o Angita, da anguis, serpente; in peligno Anaceta) era una divinità adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata al culto dei serpenti.

Poiché i serpenti erano spesso collegati con le arti curative, Angizia era probabilmente una Dea della guarigione; i Marsi, che la consideravano più una maga che una dea, le dovevano la conoscenza dell’uso delle erbe curative, specie quelle contro i morsi di serpente. Le venivano attribuiti altri poteri, come quelli di uccidere i serpenti col solo tocco.

Sulle rive del lago del Fucino sorgeva un’antica città chiamata Angizia (Anxa), era situata dove ore sorge il cimitero e le sue rovine sono visibili in tanti posti. La citta, preromanica, era abitata dai marsi, e i suoi abitati si opposero con forza alla dominazione e conquista dei romani.

Sito archeologico di Lucus Angitiae – Wikipedia, foto di Marica Massaro, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 4.0

Dopo l’accordo con Roma gli abitanti di Angizia divennero fieri alleati dell’impero romano e si distinsero sia in battaglia (La città Angizia è citata anche nell’Eneide) che in pace, essi infatti erano anche ottimi curatori, e pare che fossero specializzati nel trattamento contro i morsi dei serpenti.

Il nome Angizia deriva dalla Dea che gli abitanti adoravano, Angizia appunto, alla quale era stato edificato un tempio del quale si conosce con esattezza l’ubicazione. La dea era sorella di Medea e della famosa Maga Circe.

Molti  reperti venuti alla luce casualmente o durante lavori pubblici e privati danno testimonianza dell’importanza del sito archeologico, i suddetti reperti, statue, sculture a bassorilievo, monete ecc. sono ora custoditi presso il museo storico di Chieti.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: anticamadre.net sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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