Chi è Gesù di Nazareth?
Bisogna leggere necessariamente il brano del Vangelo di Matteo 6,13-17: “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente“.

Duccio di Buoninsegna – Apparizione sulla montagna in Galilea – Museo dell’Opera del Duomo, Siena – Wikipedia, pubblico dominio

Qui Gesù stesso propone il “problema Cristo”. Ed è interessato a un duplice tipo di investigazione:

a) La gente chi dice che io sia? Quali sono le opinioni del mondo su di me?
b) Voi chi dite che io sia ? Voi cosa avete da dire su di me a voi stessi e al mondo ?

a) La gente chi dice che io sia? Quali sono le opinioni del mondo su di me?

    • Per molti Gesù è un mito, come ad esempio Babbo Natale e la Befana.
    • Per altri è un uomo leggendario che non è mai esistito e che è stato rivestito dei caratteri della divinità, come Ercole.
    • Per altri ancora, Gesù è un’idea divina, una fede, uno slancio dello spirito che si è concretizzato in una comunità, ma senza nessun fondamento storico. E’ in altre parole una proiezione dei bisogni frustrati dell’uomo: il miracolismo, la risurrezione, la vita eterna, il bisogno di pace e di giustizia, ecc. Il classico “Principe Azzurro” delle ragazze che non trovano marito e se lo sognano a tal punto che lo materializzano.
    • Altri affermano che Gesù è un uomo storicamente esistito, affascinante nella sua persona e nel suo pensiero, un trascinatore di folle. In altre parole un genio dell’umanità: per alcuni un genio religioso, per altri un genio politico per altri ancora un genio filosofico.
    • Altri pensatori, infine, affermano che Gesù un uomo storico di cui però non ci è dato conoscere nulla di certo.

Questi dunque i giudizi della gente. A questi giudizi possiamo osservare che la gente non parla mai male di lui. L’opinione pubblica non gli è sfavorevole. Più che screditarlo, la gente tende a classificarlo, ad etichettarlo: come un mito, come un’idea, come un genio, come un filosofo, come un liberatore, come un uomo esistito di cui però non si sa nulla di certo (come Pitagora o Socrate) .
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b) Voi chi dite che io sia?

Alla pluralità delle opinioni della gente si oppone l’unità e l’unicità della risposta della Chiesa. Essa tutta insieme sostiene che si può dare un’unica risposta: quella di Pietro “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio, il Vivente“.
E dopo duemila anni, anche noi oggi diamo la stessa e unica risposta. La Chiesa non ha riconosciuta e non riconoscerà mai come sua, un’ altra risposta! Qualsiasi risposta diversa da quella data da Pietro, per rivelazione del Padre, sarebbe un compromesso. A tal proposito S. Giovanni nella sua 2a lettera al versetto 10 afferma: “Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo!” .
E S. Ignazio di Antiochia continua a mettere in guardia i fedeli della Chiesa di Smirne contro l’eresia del tempo: la negazione della divinità del Cristo: “Vi metto in guardia dalle bestie in forma d’uomo, che non solo voi non dovete accogliere, ma, se è possibile, neppure incontrare. Solo dovete pregare per loro perché si convertano, il che è molto difficile ” (IV, 1).
Qual è il contenuto dell’affermazione di Pietro? L’ affermazione di Pietro contiene tre elementi essenziali per la comprensione della cristologia:

    • la messianicità
    • la risurrezione da morte
    • la divinità.

La messianicità
Chi era il Messia per gli Ebrei?
Era la figura che doveva riunire in se tutte le speranze d’Israele.
Quali speranze?
La restaurazione del Regno Davidico, la purificazione del culto di Dio, la conoscenza della volontà di Iahvè, la fine del dolore della loro storia: schiavitù, deportazioni, esilii, persecuzioni, occupazioni della loro patria.
Gli Ebrei aspettavano uno o più Messia?
Dalle testimonianze del tempo sappiamo che ne aspettavano almeno tre: uno regale, uno sacerdotale e uno profetico (cfr Dt 18,15 e Gv 1,21).

Giuseppe Calì – Domenica delle Palme (Chiesa parrocchiale di Mosta) – Wikipedia, pubblico dominio

Gesù col suo ingresso trionfale a Gerusalemme pare voler affermare, ormai apertamente, che egli riassumeva ormai in se le tre figure del Messia.
Entra a Gerusalemme acclamato come re davidico. Lì compie atti profetici: la cacciata dei venditori dal tempio, la maledizione del fico. Si manifesta sommo sacerdote, come Melchisedek, consacrando il pane e il vino.
Dinanzi a questi avvenimenti la Chiesa primitiva, che sa interpretare queste realtà alla luce dello Spirito Santo che l’assiste, riconosce in Gesù di Nazareth il Cristo, l’Unto, il Consacrato, il Messia, l’Inviato.
Non se lo inventa, lo riconosce.
Intuisce cioè la vera essenza di Gesù e quindi, per bocca di Pietro, lo proclama per quello che egli è: il Cristo!

La risurrezione
Confessando Gesù come il Figlio del Vivente, S. Pietro afferma implicitamente che è vivo, in quanto figlio di Colui che possiede la vita : “Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni” afferma il giorno di Pentecoste (At 3,14-15). Se è risorto è vivo. Vivo nel suo essere corporeo, in se stesso e non solo nel suo messaggio, nel suo esempio, nel suo influsso ideale sulla storia dell’umanità, nei poveri, nei piccoli, nei fratelli e nella comunità. Queste sono immanenze di Cristo, vere e mirabili, ma sempre subordinate alla verità primordiale: Lui è vivo nella sua personale identità. Senza questa certezza non sarebbe presente in niente e in nessuno!

Jacopo Tintoretto – La resurrezione – Gallerie dell’Accademia, Firenze – Wikipedia, pubblico dominio

Dunque, o questa è una verità (e alcuni per questo hanno dato il sangue), o è una follia! Non c’è alternativa, ne compromesso. Con i non credenti possiamo discutere su tante cose, ma su questo non si può discutere. O è così o non è così! Se Cristo è vivo allora cambiano tante cose. La prima cosa che cambia è la sorte dell’uomo: la morte non ha più l’ultima parola su di lui. La risurrezione di Cristo allora rivoluziona tutto e rende vero quello che Gesù ha affermato.

La divinità
Tu sei il Figlio di Dio” .Per un ebreo totalmente, rigidamente e ferocemente monoteista questa affermazione fatta per cause naturali era impensabile e improponibile.
Era storicamente impensabile che un uomo nell’ ambiente ebraico di 2000 anni fa potesse essere divinizzato. Eppure la Chiesa apostolica, formata da Ebrei, è arrivata a questa sconvolgente persuasione, costretta, come Tommaso, dall’evidenza della luce della risurrezione: “Tu sei il mio Signore e il mio Dio” (Gv 20, 28).
Alla luce della Pasqua, la Chiesa apostolica capisce quello che Gesù, lungo i tre anni di missione, aveva cercato di farle capire, con la predicazione, con l’esempio, coi miracoli, con la preghiera, col perdono dei peccati, col proporsi uno con la natura divina del Padre: che Lui è Dio.

Conclusione

Heinrich Johann Michael Ferdinand Heinrich Hofmann – Figura di Cristo – Wikipedia, pubblico dominio

Davanti al fenomeno Cristo, non può esistere il compromesso. Un uomo che afferma di se di essere Dio, non può avere ne la nostra stima, ne il nostro onore e non può essere giudicato ne saggio, ne giusto ne grande.
A meno che non sia vero tutto quello che lui dice di se e tutto quello che la Chiesa apostolica afferma di Lui. Non si può arrivare a un accordo generale sulla base di una generica stima di Cristo. Bisogna conoscerlo a fondo e, se lo si conosce a fondo, o lo si rifiuta, disprezzandolo come un pazzo, o lo si accetta adorandolo come Signore della nostra vita e della storia. O lo si rifiuta o, davanti a Lui, ci si inginocchia.

Allora, chi è per noi Gesù di Nazareth?
È “uno dei tanti”? O è “il”?
Essere cristiani significa aver capito e aver accettato che Gesù è l’unico. Il riconoscimento della sua signoria, non è la conclusione di un teorema, ma una docilità allo Spirito Santo: “Nessuno può dire Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo” (1Cor 12,3).

Il nostro scommettere la vita per Lui, non può dunque che essere totale, assoluto, definitivo, perché chi avrà perduta la sua vita per causa sua, la troverà (cfr Mt 10,39)..

Stralcio testo da un articolo di Archimandrita Marco (Don Vincenzo) tratto dalla pagina: rocciadibelpasso.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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