Il nome Flora deriva dal latino flos, floris, che significa “fiore”. Secondo alcune fonti, l’introduzione di questa divinità nell’antica Roma si deve a Tito Tazio, che fece erigere un sacello (un piccolo monumento votivo) dedicato alla dea. Questo sacello sarebbe stato situato sul colle del Quirinale, mentre il tempio a lei consacrato si trovava nei pressi dell’attuale piazza Barberini.

Tiziano Vecellio – Flora, Galleria degli Uffizi – Wikipedia, pubblico dominio
In origine, Flora era considerata la dea che regolava la fioritura dei fiori e delle piante durante la primavera. Tuttavia, col tempo, il suo potere venne ampliato fino a includere tutto ciò che rinasce e fiorisce dopo l’inverno.
Questo concetto si estese oltre la natura, abbracciando anche aspetti come la gioventù, l’amore, le speranze e altre forme di rinnovamento. Tra tutte le dee del pantheon romano, Flora era celebrata per il suo carattere gioioso e allegro, con un tocco di malizia che la rendeva unica.
Alcuni studiosi suggeriscono che Flora potrebbe avere origini nella divinità etrusca Feronia, anche se era comunemente associata alla dea greca Chloris.
Il culto di Flora era praticato nel Lucus degli Arvali, dove presiedeva il Flamine floreale, uno dei dodici flamini dell’antica Roma, preposto ai riti a lei dedicati. In occasione di eventi straordinari, a questa dea venivano offerti sacrifici espiatori.
Le celebrazioni in onore di Flora si svolgevano principalmente nel mese di aprile. Dal 28 aprile al 3 maggio, periodo cruciale per la fioritura delle messi, avevano luogo i Ludi Floreales o, più semplicemente, Floralia. Queste feste erano caratterizzate da un’atmosfera vivace e da numerosi divertimenti, in linea con lo spirito gioioso della dea.
PS: La maggior parte delle statue denominate “Flora” sono in realtà adattamenti di sculture greche. Tra queste, la più celebre è la statua colossale conosciuta come Flora Farnese, custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Questa imponente opera fu rinvenuta nelle Terme di Caracalla a Roma.

Flora, antica statua romana della Collezione Farnese, ora a Napoli – Wikipedia -Foto Sailko, proprio lavoro – licenza CC BY-SA 3.0
Alcuni archeologi ipotizzano che la statua originariamente rappresentasse Venere, considerandola un’opera reinterpretata. Questa teoria è supportata dal fatto che alcune parti della scultura, come la testa, il braccio destro con la spalla, l’avambraccio sinistro adornato con una ghirlanda e i piedi, sono frutto di restauri successivi.
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