Tardi ti ho amato – Ama e fa ciò che vuoi – Preghiera a Dio Uno e Trino – Che senso ha la confessione? –  Se mi ami, non piangere

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Tardi ti ho amato

Tardi ti ho amato,
Bellezza tanto antica e tanto nuova;
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me, e io stavo fuori,
ti cercavo qui, gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le creature
che, pure, se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente.
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato,
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo, 

e io l’ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te;
mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.

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Agostino d’Ippona, Le Confessioni 10,27

Stralcio testo tratto dalla pagina: novena.it

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Vittore Carpaccio – Visione di sant’Agostino – Wikipedia, pubblico dominio

 

«Ama e fa’ ciò che vuoi»

«In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi, che egli ha mandato in questo mondo il suo Figlio Unigenito, affinché potessimo vivere per mezzo suo» (lGv 4,9). Il Signore stesso ha detto: «Nessuno può avere maggior amore di chi dà la sua vita per i suoi amici», e l’amore di Cristo verso di noi si dimostra nel fatto che egli è morto per noi. 
Quale è invece la prova dell’amore del Padre verso di noi? Che egli ha mandato il suo unico Figlio a morire per noi. […]. 
Ecco, il Padre consegnò Cristo e anche Giuda lo consegnò; forse che il fatto non appare simile? Giuda è traditore — dunque anche il Padre è traditore? Non sia mai, tu dici.[ …] Il Padre lo diede e Cristo stesso si diede. […] Se il Padre diede il Figlio ed il Figlio se stesso, Giuda che cosa fece? Una consegna è stata fatta dal Padre, una dal Figlio, una da Giuda: si tratta di una identica cosa: ma come si distinguono il Padre che dà il Figlio, e il Figlio che dà se stesso e Giuda, il discepolo, che dà il suo maestro? 
Il Padre ed il Figlio fecero ciò nella carità; compì la stessa azione anche Giuda, ma nel tradimento. 
Vedete che non bisogna considerare che cosa fa l’uomo ma con quale animo e con quale volontà lo faccia.
Troviamo Dio Padre nella stessa azione in cui troviamo anche Giuda: benediciamo il Padre, detestiamo Giuda. 
Perché benediciamo il Padre e detestiamo Giuda? Benediciamo la carità, detestiamo l’iniquità.
Quanto vantaggio infatti venne al genere umano dal fatto che Cristo fu tradito? Forse che Giuda ebbe in mente questo vantaggio nel tradire? Dio ebbe in mente la nostra salvezza per la quale siamo stati redenti; Giuda ebbe in mente il prezzo che prese per vendere il Signore. Il Figlio ebbe in mente il prezzo che diede per noi, Giuda pensò al prezzo che ricevette per venderlo. 
Una diversa intenzione dunque, rese i fatti diversi. Se misuriamo questo identico fatto dalle diverse Intenzioni, una di esse deve essere amata, l’altra condannata; una deve essere glorificata, l’altra detestata. Tanto vale la carità! Vedete che essa sola soppesa e distingue i fatti degli uomini. Dicemmo questo in riferimento a fatti simili. In riferimento a fatti diversi troviamo un uomo che Infierisce per motivo di carità ed uno gentile per motivo di iniquità. Un padre percuote il figlio e un mercante di schiavi invece tratta con riguardo. Se ti metti davanti queste due cose, le percosse e le carezze, chi non preferisce le carezze e fugge le percosse? Se poni mente alle persone, la carità colpisce, l’iniquità blandisce. Considerate bene quanto qui insegniamo, che cioè i fatti degli uomini non si differenziano se non partendo dalla radice della carità. Molte cose infatti possono avvenire che hanno una apparenza buona ma non procedono dalla radice della carità: anche le spine hanno i fiori; alcune cose sembrano aspre e dure; ma si fanno, per instaurare una disciplina, sotto il comando della carità. 

Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene.

S. Agostino commento alla prima lettera di Giovanni 7,7-8

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: libertaepersona.org

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Preghiera al Dio uno e trino

“Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Perché la Verità non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), se tu non fossi Trinità. Né avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati nel nome di chi non fosse Signore Dio. E una voce divina non avrebbe detto: Ascolta Israele: il Signore Dio tuo è un Dio unico (Dt 6,4), se tu non fossi Trinità in tal modo da essere un solo Signore e Dio. E se tu fossi Dio Padre e fossi pure il Figlio tuo Verbo, Gesù Cristo, e il vostro dono lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle Scritture: Dio ha mandato il Figlio suo (Gal 4,4; Gv 3,17), né tu, o unigenito, diresti dello Spirito Santo: Colui che il Padre manderà in mio nome (Gv 14,26) e: Colui che io manderò da presso il Padre (Gv 15,26).

Sant’Agostino in un affresco di Sandro Botticelli – Wikipedia, pubblico dominio

Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato di vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto, e ho molto disputato e molto faticato. Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre il tuo volto con ardore. Dammi tu la forza di cercare, tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni, fino a quando tu mi abbia riformato interamente. So che sta scritto: Quando si parla molto, non manca il peccato (Pr 10,19), ma potessi parlare soltanto per predicare la tua parola e dire le tue lodi! Non soltanto eviterei allora il peccato, ma acquisterei meriti preziosi, pur parlando molto. Perché quell’uomo di cui tu fosti la felicità non avrebbe comandato di peccare al suo vero figlio nella fede, quando gli scrisse: Predica la parola, insisti a tempo e fuori tempo (2Tm 4,2). Non si dovrà dire che ha molto parlato colui che non taceva la tua parola, Signore, non solo a tempo, ma anche fuori tempo? Ma non c’erano molte parole, perché c’era solo il necessario.

Liberami, o mio Dio, dalla verbosità di cui soffro nell’interno della mia anima misera alla tua presenza e che si rifugia nella tua misericordia. Infatti non tace il pensiero, anche quando tace la mia bocca. Se almeno non pensassi se non ciò che ti è grato, certamente non ti pregherei di liberarmi dalla verbosità. Ma molti sono i miei pensieri, tali quali tu sai che sono i pensieri degli uomini, cioè vani. Concedimi di non consentirvi e, anche quando vi trovo qualche diletto, di condannarli almeno e di non abbandonarmi ad essi come in una specie di sonno. Né essi prendano su di me tanta forza da influire in qualche modo sulla mia attività, ma almeno siano al sicuro dal loro riflusso i miei giudizi, sia al sicuro la mia coscienza, con la tua protezione.

Parlando di te, un sapiente nel suo libro, che si chiama Ecclesiastico, ha detto: Molto potremmo dire senza giungere alla meta, la somma di tutte le parole è: lui è tutto (Sir 43,29). Quando dunque arriveremo alla tua presenza, cesseranno queste «molte parole che diciamo senza giungere a te»; tu resterai, solo, tutto in tutti (1Cor 15,28), e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio e divenuti anche noi una sola cosa con te. Signore, unico Dio, Dio-Trinità, sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di quanto ho scritto in questi libri. Se in essi c’è del mio, siimi indulgente tu e lo siano i tuoi. Amen.” 

Agostino, La Trinità, 15,51

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: vatican.va

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Che senso ha la confessione?

Tu, medico della mia vita interiore, mostrami quali frutti possano derivare da questo mio lavoro.
La confessione delle mie colpe passate, che tu hai già perdonato e coperto trasformando la mia anima mediante la fede e il sacramento e così facendomi felice in te, spinge chi legge e ascolta a non abbandonarsi alla disperazione e a non dire: io non posso; risveglia in lui l’amore per la tua misericordia e per la tua grazia la quale è la forza di tutti i deboli, in quanto li rende consapevoli della propria debolezza.
La confessione, inoltre, procura ai buoni il piacere di sentire le colpe passate di chi ormai ne è libero: il piacere non è per le colpe in se stesse, ma perché c’erano e non ci sono più. 
Ogni giorno la mia coscienza, Signore, si confessa a te, tranquilla più per la tua misericordia che per la propria innocenza: qual è dunque, il frutto di questa confessione fatta anche agli uomini e riguardante non già il mio passato, ma quello che sono ora?

Agostino d’Ippona, Le Confessioni 10,3

 

Preghiera in occasione della morte di un caro

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Giovanni Battista Tiepolo – Deposizione di Cristo nella tomba – Museu Nacional de Arte Antiga, Lisboa – Wikipedia, pubblico dominio

Se mi ami, non piangere

Se conoscessi il mistero immenso del Cielo
dove ora vivo, questi orizzonti senza fine,
questa luce che tutto investe e penetra,
non piangeresti se mi ami!

Sono ormai assorbito nell’incanto di Dio,
nella sua sconfinata bellezza.

Le cose di un tempo sono così piccole al confronto!

Mi è rimasto l’amore di te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini.
Vivo in una gioia purissima.

Nelle angustie del tempo pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore infinito.

Non piangere se veramente mi ami!

(S.Agostino)

Stralcio testo tratto dalla pagina: filastrocche.it