Artus Wolffort – Crono – Wikipedia, pubblico dominio

Il mito di Zeus, pur appartenendo al mondo classico, conserva un tema di sorprendente attualità: il rapporto padre‑figlio.
Crono, terrorizzato dall’idea di essere spodestato, ingoia i suoi figli appena nati, schiavo di un odio che sopprime ogni affetto in nome del potere. Zeus, l’ultimo generato, riesce a liberare i proprie fratelli e a rovesciare il genitore, spezzando così la catena di violenza familiare benché, da allora, egli eserciti un’autorità incontrastata sui suoi discendenti.

Heinrich Friedrich Füger – Giove in trono – Wikipedia, pubblico dominio

Questa tensione tra padri e figli è un filo rosso della mitologia greca, che ha plasmato la cultura occidentale. Il padre usurpatore si contrappone al desiderio di libertà dei figli, e questi ultimi non esitano a ribellarsi contro un’autorità che ne mina dignità e volontà.

Col passare dei secoli, il profilo paterno si è radicalmente trasformato. Fino ai primi decenni del Novecento, dominava il modello del “padre‑padrone”: una figura autoritaria e inappellabile, a cui i figli dovevano obbedienza e sottomissione. Oggi invece si è affermato il “padre‑amico”: compagno di giochi, confidente, interlocutore senza segreti. In molte famiglie moderne si condivide ogni aspetto della quotidianità, si parla di tutto, si ride e ci si confronta senza timori.

Ma questa nuova intimità ha generato anche paradossi inattesi. È nata la cosiddetta “sindrome di Peter Pan”, condizione in cui l’adulto si rifiuta di abbandonare un’eterna infanzia, sottraendosi alle responsabilità proprie del mondo adulto. In un’ansia di compiacere i figli, il padre moderno rischia di scivolare in un permissivismo iperprotettivo che, alla lunga, ne indebolisce la funzione educativa. Il vero equilibrio, suggerisce ancora il mito di Zeus, sta nel guidare con autorevolezza chi cresce, senza rinunciare all’ascolto e all’affetto.

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