Eos è la divina fanciulla dalle braccia rosate e dalle dita che spandono fiori. Sorella del Sole e della Luna, è la prima dea d’Olimpo a destarsi, dovendo aprire i dorati cancelli del cielo per consentire il passo ai focosi destrieri del carro solare…
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William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) – L’Aurora (1881) – Wikipedia, pubblico dominio
Eternamente giovane, essenza femminile che ad ogni alba rigenera se stessa, la dea va in moglie del cugino Astreo, figlio dei titani Crio e Euribia, da cui ha una prole sterminata: tutte le stelle al cielo, ma soprattutto Fosforo, affezionatissimo figlio che al limitare di ogni notte annuncia in forma di astro l’arrivo della madre, e poi i venti che soffiano costanti il mondo, Zefiro, Borea, Noto ed Apeliote.
Ma la giovane è bella e luminosa, conquista tutti i cuori maschile: una notte giace anche con il temibile Ares, ma ancora più temibile è la vendetta dell’amante di lui, Afrodite, dea dalle passioni indomabili; proprio Afrodite maledice Eos e la condanna a un desiderio sessuale inesauribile.
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Guercino – Aurora, affresco – Wikipedia, pubblico dominio
Così ogni mattino nel suo viaggio rosato Eos si innamora di un mortale diverso. E lei a notare per prima Ganimede, il fanciullo poi amato e rapito da Zeus. Ed è lei anche a notare la bellezza indescrivibile di Titone, figlio di Laomedonte re di Troade, quindi fratello di Priamo. Rapsode abilissimo, Titone ammalia la dea con la sua lira. La regina dell’Alba è talmente invaghita del giovane che vuole farlo suo eterno amante: chiede a Zeus di donargli l’immortalità. La richiesta è esaudita ma il desiderio eccessivo è sempre avventato, e il Fato infingardo: la ragazzetta divina si dimentica, infatti, di chiedere per il suo amato mortale anche l’eterna giovinezza. Titone è visitato ogni mattina dalla sua innamorata, ogni mattina dell’eternità, ma pian piano sfiorisce, invecchia, appassisce, decade nell’aspetto e nell’animo. I suoi lamenti raggiungono il cielo, commuovono gli dei. Eos è sconvolta dall’obrobriosa vecchiaia del suo uomo, il suo amore è mutato in orrore.
Impietosita, però, passati secoli inesorabili, lo trasforma in cicala, l’insetto dalla pelle secca che non può smettere di vibrare all’alba il suo lamento disperato, incessante, ossessivo.
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Francesco De Mura – Eos e Titone – Wikipedia, pubblico dominio
Dall’unione con Titone, Eos ha due figli: il notturno Emazione e il solare Memnone. I due semidei crescono nel Corno d’Africa dove loro nutrici sono le Esperidi delicate, e hanno una preziosissima pelle scura, perché ogni mattino Eos li porta con sé e li espone ai potenti raggi di Helios.
Emazione cresce efferato, diviene re di Etiopia ma viene ucciso da Eracle durante una delle peregrinazioni dell’eroe. Memnone è invece un semidio buono e generoso: divenuto re di Susa, la città fondata dal padre, accoglie il richiamo dello zio Priamo e guida gli eserciti etiopi, indiani ed assiri fino a Troia; lì si distingue come il guerriero più bello e coraggioso della parte troiana, sfoggiando un’inscalfibile armatura forgiata da Efesto. Troppo ardita è però la sua foga, arriva a uccidere il nocchiere Antiloco, favorito di Achille, e proprio da questo viene decapitato dopo estenuante battaglia.
Eos, come ogni madre che dolorosa sopravvive al figlio, ogni mattino inizia il suo viaggio nel cielo piangendo lacrime candide e numerosissime. Quelle lacrime sono la rugiada che copre il mondo che si risveglia.
Stralcio testo tratto dalla pagina: liberlist.wordpress.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…
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