Secondo la leggenda, Eracle (Ercole), nel compiere una delle sue dodici fatiche, doveva riportare a Euristeo le mandrie di Gerione, re di Tartesso. Per trovarle, attraversò l’intera Europa e, giunto a destinazione, eresse due colonne ai lati dello stretto che separa l’Europa dalla Libia, lasciando così un segno del suo passaggio.

Ginés Serrán Pagán – Scultura delle Colonne d’Ercole: Abyla e Calpe, Ceuta, Spagna. Wikipedia – User: Diego Delso, opera propria rilasciata con licenza Diego Delso
CC BY-SA 4.0

Una tradizione successiva, non attestata dagli autori classici, narra che l’eroe incise sulle colonne la frase “Non Plus Ultra”, a indicare che oltre quel limite non vi erano più terre conosciute o che fosse proibito proseguire. Questa locuzione divenne poi proverbiale per esprimere l’idea di un confine invalicabile.

Il racconto ha origine nella mitologia greca e viene tramandato nella Biblioteca di Apollodoro. Tuttavia, nel tempo, lo stretto tra l’odierna Spagna e il Marocco ha assunto il nome latinizzato di Colonne d’Ercole, diventando un simbolo di confine tra il mondo conosciuto e l’ignoto.

Ercole trasporta le leggendarie colonne, smalto di Limoges metà del XVI secolo, museo civico Ala Ponzone, Cremona. Wikipedia – Foto: I, Sailko, opera propria rilasciata con licenza CC BY 2.5

Prima della scoperta dell’America, l’idea di un limite invalicabile esercitava un grande fascino, ispirando altri miti. Tra questi, spicca quello dell’ultimo viaggio di Ulisse, raccontato nell’Inferno dantesco, dove l’eroe greco sfida le Colonne d’Ercole in un supremo anelito di conoscenza, spingendosi oltre i confini imposti dall’uomo.

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