Leda, la splendida regina di Sparta, era figlia di Testio e moglie di Tindaro, valoroso re e guerriero spartano. Dalla loro unione nacquero due figlie: Clitennestra, futura moglie di Agamennone e poi di Egisto, ed Elena, la donna la cui leggendaria bellezza fu causa della guerra di Troia.

Bartolomeo Ammannati – Leda e il cigno (c. 1536), Museo Nazionale del Bargello – Wikipedia, pubblico dominio
Secondo il mito, Zeus, sovrano degli dèi dell’Olimpo, si invaghì perdutamente di Leda. Per avvicinarsi a lei, assunse le sembianze di un candido cigno e discese dal cielo. Trovò Leda addormentata sulla cima del monte Taigeto e, con il fruscio delle ali, la destò dolcemente. Intorno a lei aleggiava un profumo d’ambrosia che la stordiva, mentre il cigno, con il suo collo sinuoso, iniziò ad accarezzarle il volto e i capelli, insinuandosi tra le sue braccia fino a unirsi a lei.
Al risveglio, Zeus le rivelò la propria identità e le annunciò che dalla loro unione sarebbero nati due gemelli: i Dioscuri. Càstore, destinato a diventare un grande domatore di cavalli, e Pollùce, valoroso e invincibile pugile.
Tuttavia, la tradizione mitologica non è univoca. Alcune versioni raccontano che, la stessa notte, Leda giacque anche con il marito Tindaro. Da questi incontri nacquero due uova, dalle quali vennero alla luce i Dioscuri, Clitennestra ed Elena. Mentre alcuni ritenevano che tutti fossero figli di Zeus, altri sostenevano che solo Pollùce ed Elena fossero divini e immortali, mentre Càstore e Clitennestra erano figli mortali di Tindaro.

Leda, il cigno, le due uova ed i quattro figli, dipinto di Francesco Melzi, 1505 circa esposto nella Galleria degli Uffizi di Firenze. – Wikipedia, pubblico dominio
Essendo Càstore mortale e Pollùce immortale, quest’ultimo, legato al fratello da un amore profondo, chiese a Zeus di poter condividere con lui il destino umano. Commosso, il dio stabilì che i due si alternassero: un giorno sul monte Olimpo tra gli dèi, l’altro nell’Erebo, il regno delle ombre. Così, uniti anche nella morte, i gemelli si scambiavano eternamente il posto tra la luce e l’oscurità.
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