(revisione ottobre 2025)

Principali siti del periodo Uruk in Mesopotamia e Iran occidentale. – Wikipedia, pubblico dominio
Nel cuore dell’odierno Iraq, in una terra segnata dal tempo e dalla sabbia, sorgeva un tempo Uruk. Gli antichi Sumeri la chiamavano Unug, mentre per la Bibbia era Erech, fondata, secondo la Genesi, dal re Nimrod, subito dopo la leggendaria Torre di Babele. I Greci la conobbero come Orchoë, ma oggi la chiamiamo con il nome che più la rese celebre: Uruk, la città da cui, in un certo senso, ebbe inizio la civiltà urbana.

Una vista generale del sito archeologico di Uruk a Warka in Iraq. – Wikipedia, immagine di SAC Andy Holmes (RAF)/MOD rilasciata con licenza OGL v1.0
Uruk fu il primo insediamento umano a trasformarsi in una vera città.
Sorse in una regione straordinariamente fertile: la Mesopotamia, terra tra i fiumi, crocevia di popoli, dei e leggende. Abitata ininterrottamente per quasi cinquemila anni, dal IV millennio a.C. fino al III secolo d.C., raggiunse il suo apice intorno al 2900 a.C.. All’interno delle sue mura, in un’area di circa sei chilometri quadrati, vivevano oltre 80.000 persone: una popolazione immensa per l’epoca, probabilmente la più numerosa del mondo antico.

Iraq, Uruk (Warka): scavi; Scheda indice: scavi a Uruk (ziggurat): paratia del grande tempio – Photographer Annemarie Schwarzenbach, dal 1933 al 1934- Wikipedia, pubblico dominio
Uruk non fu solo la più importante città dei Sumeri: fu la culla della prima civiltà urbana. Ed è qui, tra templi, ziggurat e canali, che apparve qualcosa di rivoluzionario: la scrittura cuneiforme.
Secondo Archaeology Magazine, le prime tracce di questo sistema di segni risalgono proprio a Uruk, intorno al 3200 a.C.: da semplici pittogrammi contabili, si evolsero in un linguaggio che avrebbe dato forma al pensiero umano per millenni.
Uno ziggurat del IV millenio a.C, all’ingresso di Uruk

Lo Ziggurat di Uruk (Warka), situato a est del Governatorato di Samawah in Iraq – Wikipedia, Autore David Stanley from Nanaimo, Canada foto rlilasciata con licenza CC BY 2.0
Un trattato di astrologia risalente al 1° millennio a.C.

Estratto da un trattato di astrologia babilonese. Terracotta, fine I millennio a.C. Da Warka, l’antica Uruk. Wikipedia, immagine di Poulpy rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0
A rendere ancora più leggendaria Uruk fu il suo re più celebre: Gilgamesh, l’eroe protagonista della prima grande epopea della letteratura mondiale. Si narra che fu lui a far erigere la poderosa doppia cinta muraria che circondava la città, simbolo della sua potenza e della sua ambizione.
Uruk sorgeva in una posizione favorevole, poco distante dal corso dell’Eufrate, nel cuore della Mesopotamia meridionale. Intorno a essa prosperavano piccoli villaggi agricoli, che nel corso di otto secoli, tra il 4000 e il 3200 a.C., si fusero in un unico grande centro urbano. Non era più solo un insediamento: era una città vera e propria, strutturata, gerarchica, organizzata. Con caste, burocrati, soldati, artigiani, scribi. La società era nata.
![]() Divinità femminile sulla facciata del Tempio di Inanna – Fonte immagine: Osama Shukir Muhammed Amin FRCP – licenza CC BY-SA 4.0 |
![]() Divinità maschile sulla facciata del Tempio di Inanna – Fonte immagini: Osama Shukir Muhammed Amin FRCP – licenza CC BY-SA 4.0 |
La città si sviluppò intorno a grandi poli religiosi, come il Tempio di Anu, dio supremo del cielo, e il Tempio di Inanna, la potente dea dell’amore e della guerra. Le sue facciate erano decorate con rilievi di divinità maschili e femminili, testimoni di una cultura ricca e spirituale.
Uruk era un centro sacro, ma anche vivace, commerciale, artigianale. Le sue vie erano attraversate da un sistema di canali che sfruttava l’acqua dell’Eufrate, tanto da far guadagnare alla città il soprannome di “Venezia del deserto”.

Uruk – Testa di marmo conosciuta come la Dama di Warka o Monna Lisa sumera – Wikipedia, pubblico dominio
Ma fu proprio l’acqua a determinarne il destino. A un certo punto, non si sa quando con precisione, il fiume cambiò corso, e Uruk iniziò un lento e inesorabile declino.
Già dal 2000 a.C., il suo prestigio si affievoliva, pur rimanendo abitata per secoli. Passò sotto i Babilonesi, poi ai Seleucidi e infine ai Parti, resistendo fino al 224 d.C.. Con l’arrivo dell’Islam, tra il 633 e il 638, Uruk fu definitivamente abbandonata, inghiottita dal silenzio del deserto.
La sabbia la coprì per oltre un millennio, finché, nel 1850, l’archeologo inglese William Loftus non ne riportò alla luce le rovine.
Oggi, le fangose vestigia di Uruk non mostrano più il volto fiero della città che fu. Ma chi sa leggere tra quelle pietre vede qualcosa di immenso: l’inizio della storia.
Qui, per la prima volta, l’uomo raccolse la propria voce in segni. E li lasciò su tavolette d’argilla, perché altri potessero leggerli. Qui nacque la parola scritta, e con essa, la memoria dell’umanità.
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