Abari o Abaride fu un leggendario indovino, taumaturgo e sacerdote di Apollo, forse realmente esistito e collocabile tra il VII e il VI secolo a.C.

Divinità principale degli Iperborei: Apollo citaredo, trovato presso le Scalae Caci, Antiquarium del Palatino – Wikpipedia – Foto: Sailko, opera propria rilasciata con licenza CC BY 3.0

Secondo Erodoto (4,36), Pindaro e Platone, Abari proveniva dalla mitica regione dell’Iperborea (1), situata nell’estremo nord. Qui avrebbe appreso e sviluppato le sue abilità di guaritore.

Secondo la leggenda, per aver esaltato in versi il viaggio di Apollo agli Iperborei, fu fatto primo sacerdote di Apollo Iperboreo e avrebbe ricevuto dal dio il dono dello spirito profetico e una freccia d’oro che si portava sempre dietro. Secondo alcune tradizioni anteriori la freccia gli permetteva di volare e grazie ad essa girava per tutta la Grecia guarendo ammalati senza mai toccare cibo.

Platone (Carmide 158C) lo classifica fra “i medici Traci” i quali praticavano una medicina che cercava in primo luogo di curare l’anima per mezzo di “incantamenti” (epodai).

Secondo il lessico Suda, Abari venne in delegazione ufficiale dal paese degli Iperborei ad Atene al tempo della terza Olimpiade. Il Suda attribuisce, inoltre, un certo numero di libri ad Abari, compreso un volume degli Oracoli Scitici in esametri, una teogonia in prosa, un lavoro sulle purificazioni ed un poema su Apollo presso gli Iperborei.

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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Nota tratta da: https://www.tanogabo.it/le-razze-madri-atlantide-mu-lemuria-gondwana-iperborea/

Iperborea

Continente artico sulla mappa di Gerardus Mercator del 1595. – Wikipedia, pubblico dominio

Il caso dell’Iperborea è atipico rispetto rispetto agli altri, quando ci si immaginava una catastrofe naturale distruttiva posta alla fine di un periodo di decadenza culturale e spirituale.
Qui invece, con riferimento alle mitologie indoeuropee, si vede il Nord come scaturigine di civiltà e di rinascita spirituale, dal quale i nostri antenati ariani sarebbero emigrati come conseguenza di peggioramenti climatici quando essi erano all’apogeo della loro capacità e della loro cultura: quindi non relitti di una qualche razza già involuta, catastroficamente travolta da un improvviso e spaventoso cataclisma naturale.
In riguardo, di ottimo riferimento è la spesso citata Rivolta contro il mondo moderno di Julius Evola; mentre l’origine artica degli indoeuropei è proposta quale dato scientifico ‘positivo’ in un prezioso libretto di Jean Haudry (40). La tesi – dovuta a Serge Hutin – di un continente iperboreo ‘sommerso’ (alla stregua dell’Atlantide; e i cui residui sarebbero certe isole periartiche come le Spitzberg, le Jan Mayen. ecc.) obbedisce probabilmente alla volontà di incastrare anche il fatto delle origini indoeuropee nel paradigma dei ‘continenti perduti’.