Una leggenda narra di Lino, figlio d’Anfimaro e di una musa (in genere Urania, talvolta Calliope o Tersicore), celebre musico e cantore, a cui venne attribuita l’invenzione della melodia e del ritmo, ritenuto da alcuni studiosi personificazione di un antichissimo canto patetico, detto Lino, che cantava la precoce fine della primavera.
Secondo la leggenda tebana, sarebbe figlio di Apollo e della musa Urania o Tersicore e sarebbe stato ucciso dal padre in un impeto d’ira per aver osato cimentarsi con lui.
Lino aveva composto canti in onore di Dioniso e di altri antichi eroi, e li scrisse in lettere pelasgiche. Scrisse anche un’epopea della Creazione.
Lino, insomma, fu uomo di grande saggezza e maestro di Tamiri e di Orfeo. Sul monte Elicona, chi visiti il bosco sacro alle Muse, vedrà un ritratto di Lino inciso sulla parete di una piccola grotta, dove annuali sacrifici a lui offerti precedono i sacrifici alle Muse.
Si dice che egli sia sepolto a Tebe e che Filippo, padre di Alessandro Magno, dopo aver sconfitti i Greci a Cheronea, trasportò le sue ossa in Macedonia, obbedendo al suggerimento di un sogno. Ma poi sognò di nuovo e rimandò le ossa di Lino a Tebe.
Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…
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