Immagine giovanile del poeta Virgilio, di profilo e con la corona di alloro (autore ignoto) – Wikipedia, pubblico dominio

Publio Virgilio Marone nacque il 15 ottobre del 70 a.C. nei pressi di Mantova, in un piccolo villaggio chiamato Andes, identificato dal XIII secolo con l’odierno borgo di Pietole. Anche Dante Alighieri, nel Purgatorio della Divina Commedia (18,83), ricorda questo luogo come la patria del poeta.

Il padre, Stimicone Virgilio Marone, citato nelle Bucoliche (V,55), era un modesto proprietario terriero che si era arricchito grazie all’apicoltura, all’allevamento e ad alcune attività artigianali. La madre, Polla Magio, era invece figlia di un ricco mercante, Magio, presso il quale aveva lavorato lo stesso padre di Virgilio.

Il giovane Virgilio compì i primi studi a Cremona, poi a Milano e infine a Roma, dove si dedicò allo studio delle lettere greche e latine, ma anche della matematica e della medicina. Durante il soggiorno romano, si occupò persino della salute dei cavalli dell’imperatore Augusto, lavorando come veterinario.
A Roma completò anche la sua formazione oratoria, studiando alla scuola del celebre retore Epidio, con l’intento di intraprendere la carriera forense e accedere così alla vita pubblica.

Tuttavia, la natura riservata e timida di Virgilio mal si adattava alla retorica brillante e aggressiva richiesta nei tribunali. Nella sua prima e unica causa legale, non riuscì neppure a parlare. Questa esperienza segnò per lui l’inizio di una crisi profonda.

Dopo il 44 a.C., Virgilio si trasferì a Napoli, dove frequentò la scuola filosofica degli epicurei Sirone e Filodemo, trovando finalmente un ambiente più affine alla sua indole riflessiva. A Napoli ebbe modo di approfondire la filosofia di Epicuro e di entrare in contatto con importanti personalità del mondo politico e culturale, tra cui Orazio.

Busto di Virgilio, parco Vergiliano (Napoli) – Wikipedia, pubblico dominio

Gli anni in cui visse furono sconvolti da grandi eventi: prima la guerra civile tra Cesare e Pompeo, conclusasi con la vittoria di Cesare a Farsalo (48 a.C.), poi l’assassinio dello stesso Cesare (44 a.C.) e lo scontro tra i suoi eredi (Ottaviano e Marco Antonio) e i cesaricidi (Bruto e Cassio), culminato nella battaglia di Filippi (42 a.C.).

Virgilio fu direttamente colpito da queste vicende: le sue terre nel mantovano furono confiscate per essere assegnate ai veterani. La famiglia, espropriata, si rifugiò con lui a Napoli.

Da quel momento, il poeta cercò costantemente appoggio presso figure influenti – Pollione, Vario, Gallo, Mecenate e lo stesso Augusto – ma non riuscì mai a ottenere la restituzione dei suoi beni. Tuttavia, con il successo delle Bucoliche, entrò nel circolo di Mecenate, mecenate e consigliere dell’imperatore, che lo introdusse definitivamente nei circoli letterari più prestigiosi dell’epoca.
Virgilio frequentò spesso le proprietà campane e siciliane di Mecenate e, attraverso di lui, conobbe Augusto, con il quale collaborò, forse non senza riserve, alla diffusione dell’ideologia imperiale

Tomba di Virgilio – Wikipedia, foto di Mentnafunangann rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Divenne così il massimo poeta dell’Impero romano, una figura di riferimento non solo per l’arte, ma anche per la visione politica e culturale di Roma.
Le sue opere principali, autentiche e di straordinario valore, sono tre:

    • Le Bucoliche (Ecloghe), scritte tra il 42 e il 38 a.C.;
    • Le Georgiche, completate nel 29 a.C.;
    • L’Eneide, il grande poema epico, rimasto incompiuto e pubblicato postumo dopo il 19 a.C.

Virgilio morì il 21 settembre del 19 a.C. a Brindisi, di ritorno da un viaggio in Grecia.
Secondo i biografi antichi, fu colpito da un’insolazione. Sul letto di morte, chiese ai suoi amici Tucca e Vario di distruggere il manoscritto incompleto dell’Eneide. Ma i due, forse per timore dell’imperatore o per desiderio di conservarne l’eredità, decisero invece di consegnarlo ad Augusto.

Le spoglie del poeta furono trasportate a Napoli, dove furono sepolte in un sepolcro sulla collina di Posillipo, oggi ancora visitabile. L’urna originaria che conteneva i suoi resti, purtroppo, è andata perduta nel corso del Medioevo.

 

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