Mitico re della Frigia, Mida era figlio del re Gordio e di Cibele.
Un giorno il vecchio satiro Sileno, un tempo pedagogo di Dioniso, si allontanò dal disordinato esercito dionisiaco e si addormentò, ubriaco fradicio, nel giardino di rose del re Mida.
I giardinieri lo inghirlandarono di fiori e lo condussero dinanzi a Mida il quale, riconoscendo in lui il compagno di Dioniso, lo trattò gentilmente.

Sileno narrò storie meravigliose di un continente che giaceva al di là del fiume Oceano, dove sorgevano belle città e abitavano Giganti sereni, dalla lunghissima vita, protetti da una perfetta legislazione. Una grande spedizione di uomini partì un giorno per attraversare l’Oceano e visitare gli Iperborei; ma, vedendo la triste condizione di questi mortali e saputo che la loro era la terra più bella del vecchio mondo, tutti rimasero disgustati e ritornarono ai loro luoghi d’origine.

Tra gli altri prodigi, Sileno citò un gorgo vorticoso che nessuno potrà mai superare. Due corsi d’acqua vi scorrono vicini e gli alberi che crescono sulle rive del primo portano frutti che fanno piangere e gemere chi li mangia, mentre gli alberi che crescono sulle rive del secondo fiume recano frutti che ridonano la giovinezza ai vecchi.

Mida, deliziato della fantasia di Sileno, lo trattenne per dieci giorni e dieci notti e poi ordinò a una guida di scortarlo fino al quartiere generale di Dioniso.

Abraham Govaerts – Il giudizio di Mida – Wikipedia, pubblico dominio.

Dioniso, che si era assai preoccupato per la sorte di Sileno, ringraziò molto cortesemente e mandò a chiedere a Mida quale ricompensa desiderasse. Mida, benché fosse assai ricco, chiese al dio la facoltà di mutare in oro tutto ciò che avesse toccato.
Purtroppo, non soltanto le pietre, i fiori e il mobilio del palazzo si trasformarono in oro, ma anche il cibo e l’acqua che egli si portava alla bocca. Mida, che era sul punto di morire di fame e di sete, supplicò perché il suo desiderio fosse annullato; al che Dioniso gli consigliò di lavarsi nella fonte del fiume Pàttolo, presso il monte Tmolo. Mida obbedì e subito fu liberato, e le acque del fiume Pàttolo da quel giorno rimasero cariche di pagliuzze d’oro.

Di un’altra disavventura Mida fu protagonista. Egli assistette alla famosa gara musicale tra Apollo e Marsia (o Pan), arbitrata dal dio fiume Tmolo.

Simon Floquet – Apollo e re Mida, c. 1634 – Wikipedia, pubblico dominio.

Tmolo consegnò il premio ad Apollo e, poiché Mida osò disapprovare il verdetto, Apollo lo punì facendogli crescere un paio di orecchie d’asino.
Mida riuscì a nasconderle sotto il berretto frigio, ma il suo barbiere, accortosi di tale deformità, provò la irresistibile tentazione di palesarne il segreto, benché Mida gli avesse ingiunto di tacere, pena la morte.
Il barbiere scavò dunque una buca sulla riva di un fiume e, assicuratosi che non vi fosse nessuno nei dintorni, vi sussurrò dentro: “Re Mida ha le orecchie d’asino!” Poi riempì la buca e se ne andò in pace finché ben presto spuntarono sul luogo alcune canne che, mosse dal vento, incominciarono a ripetere che il re Mida aveva le orecchie d’asino, rivelando così a tutti la mostruosa deformità.
Quando Mida seppe che la sua vergogna era sulla bocca di tutti, condannò a morte il barbiere, che bevve sangue di toro e perì miseramente.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree.net sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…