Opi era una divinità di origine sabina, introdotta a Roma dal re Tito Tazio, che governò la città insieme a Romolo.

Livia (58 a.C.-29 d.C.), moglie dell’imperatore Cesare Augusto, raffigurata come Opi (divinità romana della fertilità) nel museo del Louvre (Parigi, Francia). – Wikipedia, pubblico dominio.
Considerata dea dell’abbondanza, veniva rappresentata con una cornucopia colma di frutti, simbolo della fertilità della terra e della sua natura di Grande Madre. Dal suo nome, secondo la tradizione, deriverebbe anche la parola opera.
Sposa di Saturno, Opi proteggeva la fertilità e la natura, vegliava sul grano mietuto e custodito nei granai, e garantiva prosperità alle comunità. Venerata come madre degli dèi, era anche guardiana delle montagne e delle fortezze. Non a caso, nelle raffigurazioni portava spesso una corona a forma di mura cittadine, che le valse l’appellativo di Mater Turrita.
La figura di Opi non è sempre facile da distinguere da altre divinità affini. Condivide tratti con Abbondanza, che elargiva ricchezze di ogni genere e non soltanto agrarie; con Annona, legata a una specifica stagione; e con Cerere, dea della fertilità e dei raccolti.
Affinità si ritrovano anche con Bona Dea, divinità della fertilità femminile, e con Tellus, che invece incarnava l’intera Terra, dalle sue ricchezze agricole a quelle minerarie, fino al dominio dei defunti. Tellus, a sua volta, aveva un corrispettivo maschile in Dis Pater, o Dite.
Per l’uomo moderno, queste figure (Opi, Abbondanza, Annona, Cerere, Bona Dea e Tellus) possono apparire come sfaccettature di una stessa divinità primordiale. Non a caso, in epoche successive furono spesso assimilate ad altre grandi madri del mondo antico, come la anatolica Cibele, la gallica Rosmerta o le greche Demetra e Rea.

Peter Paul Rubens – Abbondanza (Abundantia) – Museo nazionale d’arte occidentale, Tokyo – Wikipedia, pubblico dominio.
Questa varietà di figure divine si spiega con la natura stessa del culto romano arcaico. Più che un vero e proprio politeismo, esso era basato sull’invocazione di numerose “essenze” divine, entità di cui si conoscevano soprattutto il nome, la funzione e il numen, cioè il loro potere. Ciascuna si manifestava in modi specifici e specializzati. Poiché la coltivazione e la raccolta dei raccolti erano al centro della vita quotidiana, ne derivò un ricco intreccio di riti, invocazioni e divinità, tutte a protezione del bene più prezioso: la fertilità della terra.
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