Gli antichi non avevano una psicologia in senso stretto, ma avevano i miti, racconti congetturali sugli esseri umani nella loro relazione con forze e immagini più che umane. (James Hillman, Il sogno e il mondo infero).

Heinrich Friedrich Füger – Prometeo ruba il fuoco – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo il celebre filosofo statunitense, la mitologia è la psicologia dell’antichità: i racconti mitologici sono degli archetipi, ovvero dei temi che appartengono all’umanità nella sua totalità, al di là dello spazio geografico e del tempo storico.
Per questa ragione i miti hanno e avranno sempre qualcosa da insegnare, persino e forse soprattutto all’uomo post-moderno. Le vicende narrate nei racconti mitologici sono in grado di tracciare dei percorsi etici e morali per l’uomo in cerca di luce e chiarezza.

Quello di Prometeo è, insieme a quello di Ulisse, uno dei miti greci più rivisti e rielaborati della storia. Se il mito del re di Itaca è sempre stato occasione per parlare in senso lato dell’uomo e in particolare del suo destino, lo stesso si può dire di Prometeo.
Esiodo nella Teogonia si concentra in particolare sul lato negativo dell’azione del titano, colpevole di hybris e responsabile di aver determinato la fine dell’età dell’oro degli uomini, che attraverso il fuoco celeste prosperavano senza alcuna difficoltà o fatica.
Il grande poeta ellenico mette in luce dunque la nostalgia verso la precedente condizione umana che viene invece ampiamente criticata da Eschilo nel  Prometeo incatenato.
Per il grande tragediografo, l’uomo è stato beneficato dal titano, che ha aperto la strada al progresso dell’umanità: alla civilizzazione vera e propria.
Infatti il fuoco di cui erano dotati inizialmente gli uomini era eterno, non andava alimentato. Quello nuovo fornitogli da Prometeo invece ha bisogno di continua salvaguardia, dunque l’uomo grazie a lui ha sviluppato l’ingegno e le tecniche necessarie al proprio sostentamento.

A sostegno di tale interpretazione anche il Protagora di Platone, opera in cui il filosofo ateniese sottolinea nuovamente la funzione civilizzatrice del titano, parlandone però in altri termini. Nel racconto di Platone, Epimeteo (fratello di Prometeo) e Prometeo sono incaricati da Zeus della distribuzione delle qualità agli esseri viventi da lui creati. Il fratello inizialmente dona le doti soltanto agli esseri privi di ragione (animali e piante), Prometeo, per rimediare alla sciocchezza del fratello, ruba la sapienza tecnica ad Efesto e Atena insieme al fuoco (necessario per sviluppare la sapienza) e ne fa dono all’uomo.

Lo Zeus di Otricoli – marmo – Copia romana di un originale greco del IV secolo – Musei Vaticani – Wikipedia, pubblico dominio

Tuttavia ciò non è sufficiente nella vicenda platonica: è necessario l’intervento di Zeus, che questa volta è “alleato” di Prometeo nella ricerca del benessere umano.
Infatti gli uomini non conoscono le norme della convivenza civile e rischiano di distruggersi a vicenda a causa delle lotte sociali. Dunque Zeus ordina ad Ermes di concedere a tutti gli uomini “rispetto e giustizia”: la tecnica politica. Condizione naturale e tecniche artigianali sono insufficienti, l’ultima tappa fornita dal Padre degli dei è fondamentale e rappresenta il culmine del processo di formazione dell’umanità. Dunque già in età classica emergono varie contraddizioni e idee sul reale ruolo di Prometeo: il titano è protettore di un’umanità di cui il Divino (Giove) vuole sbarazzarsi oppure il primo cacciatore di vantaggi e diritti a cui l’uomo non potrebbe avvicinarsi, vantaggi che superano la dimensione umana?

I luoghi di cultura nel Settecento/Ottocento furono inevitabilmente teatro di ampie discussioni inerenti al mito di Prometeo.
Secondo l’Illuminismo, egli è simbolo della ribellione laica nei confronti dell’oscurantismo religioso. Il titano ribelle è protagonista dell’opera filosofica di Voltaire Pandora.
Qui Giove è ovviamente paragonato al Dio crudele e terribile che perseguita. Prometeo è dunque simbolo di libertà e ribellione, una ribellione che implica una “lotta” filosofica in cui troviamo già ben visibile il titanismo romantico, tipicamente alfieriano.
Sempre nel Settecento, Rousseau si schierò contro l’ideologia di matrice illuminista della positività del progresso riprendendo in un certo senso la posizione esiodea. Infatti nel Discorso sulla scienze e sulle arti del 1750 il filosofo francese attaccò duramente il progresso e lo sviluppo della civiltà, colpevoli di aver distrutto quell’autenticità dei rapporti e dei valori che caratterizzavano le prime società umane: Prometeo, portando il fuoco, ha dunque corrotto i costumi e le basi etiche dell’intera umanità…

 

Stralcio testo tratto da un articolo di Tomaso Fucili pubblicato nella pagina di cogitamusergosumus.wordpress.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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