Tiziano Vecellio, meglio noto soltanto come Tiziano, nasce a Pieve, in provincia di Belluno tra il 1480 e il 1485. È stato uno dei più importanti artisti della storia italiana, ammirato e studiato in tutto il mondo.
Stando a fonti certe, desunte dalle date delle opere dell’artista e delle commissioni a lui consegnate, Tiziano arriva a Venezia, allora al culmine del suo splendore e della sua ricchezza, quando non ha ancora compiuto vent’anni, sul finire del 1400. La prima bottega nella quale arriva, è quella di Gentile Bellini, pittore ufficiale della Serenissima. Dopo la sua morte, che arriva nel 1507, il giovane artista passa alla bottega di Giovanni Bellini, il quale subentra al fratello nel ruolo di artista di corte.
Agli inizi del Cinquecento l’arte figurativa veneziana è in costante rinnovamento e Tiziano può apprendere questa evoluzione dai migliori maestri del tempo, come il grande Giorgione da Castelfranco.
Il soprannome di “nuovo Giorgione” ha per Tiziano una sua fondatezza e giustificazione. È appurato infatti che nel 1510, alla morte di Giorgio da Castelfranco, Tiziano viene ufficialmente chiamato a completare l’opera “Venere dormiente“, di Dresda, lasciata incompiuta dal maestro. I particolari inseriti dal giovane pittore sono riconoscibili nelle accentuazioni erotiche, evidenti nel panneggio scompigliato su cui poggia il corpo della dea.
La prima opera ufficiale che Tiziano esegue per la Repubblica è costituita dagli affreschi sulla facciata di terra del Fondaco dei Tedeschi. Il pittore esegue il lavoro tra il 1507 e il 1508.
Nel 1513 Tiziano rifiuta l’invito ricevuto da Pietro Bembo, il quale lo invita a trasferirsi alla corte romana di Leone X. Nello stesso anno poi, a testimonianza di fede per la Serenissima, il pittore indirizza al Consiglio dei Dieci la famosa petizione nella quale si offre come pittore ufficiale di Venezia.
Dal momento in cui diventa il pittore vate di Venezia, Tiziano vede le proprie finanze salire sempre di più, fino a farne, secondo alcuni, l’artista più ricco della storia.
Per celebrare la vittoria militare di Venezia, al pittore viene commissionata una grandiosa pala per l’altare maggiore della basilica francescana di Santa Maria Gloriosa dei Frari. È la notissima “Assunta“, che l’artista consegna il 18 maggio del 1518.
Nel 1525, il pittore sposa Cecilia, da cui ha già avuto due figli, Pomponio e Orazio.
Intanto la fama di Tiziano esce anche fuori dai confini veneziani, interessando i piccoli stati del nord dell’Italia. Ferrara e Mantova lo chiamano per eseguire alcuni lavori.
Nel 1528, tre anni dopo il loro matrimonio, muore la moglie Cecilia.
Negli anni ’30, il pittore fa la spola tra Bologna e Urbino, chiamato a dipingere lavori celebrativi per i regnanti delle due città.
Nel 1538 comincia a lavorare alla splendida “Venere di Urbino“, per il duca Guidobaldo II della Rovere.
Nel 1545, finalmente, il 9 ottobre, Tiziano arriva a Roma, dove viene accolto con grandi celebrazioni alla corte pontificia. Dipinge le “Danae” per il cardinale Alessandro Farnese e alcuni ritratti per la famiglia del pontefice, il quale, l’anno successivo, in occasione del ritorno del pittore nella sua Venezia, gli conferisce la cittadinanza romana.
Nel 1564 il pittore invia a Filippo II il dipinto “L’ultima cena“, mentre due anni dopo, con il Tintoretto e Andrea Palladio, viene eletto membro dell’Accademia del disegno di Firenze. Sono questi gli anni in cui la fama dell’artista comincia ad essere oscurata da quella di Jacopo Tintoretto, più giovane di lui e meno assetato di committenze, tanto da offrire molti dei suoi lavori alla corte veneziana, spesso senza pretendere alcuna parcella.
Tiziano Vecellio muore il giorno 27 agosto del 1576 nella sua casa di Biri Grande, a Venezia.
Stralcio testo tratto dalla pagina biografieonline.it e rilasciato con licenzaCC BY-NC-ND 2.5 IT.
(cliccare sulle immagini per ingrandirle)
–