Tra le pagine solenni dell’Eneide di Virgilio si staglia la figura tragica di Turno, re dei Rutuli, un eroe fiero e impetuoso, pronto a tutto pur di difendere l’onore e l’amore promesso.

Wenceslaus Hollar – Turno davanti a Latino – Wikipedia, pubblico dominio.
Figlio del re Dauno e della ninfa Venilia, fratello della ninfa Giuturna, Turno è l’antagonista per eccellenza dell’epopea virgiliana: l’uomo che osa opporsi al volere degli dèi e al destino che vuole Enea fondatore della nuova stirpe romana.
La sua storia è segnata da orgoglio, passione e guerra. Promesso sposo della bella Lavinia, figlia del re Latino e della regina Amata, Turno vede minacciata la propria felicità dall’arrivo di un forestiero: Enea, l’eroe troiano sopravvissuto alla distruzione di Ilio, guidato da un oracolo e dalla volontà degli dèi verso le coste del Lazio.
Latino, obbediente al responso divino che annunciava un genero venuto da lontano, accoglie Enea con favore. Ma Giunone, acerrima nemica dei Troiani, non può accettare tale unione e interviene ancora una volta, gettando la discordia tra i popoli. Invoca l’Erinni Aletto, che semina odio e gelosia: la regina Amata si infiamma d’odio contro Enea, e Turno, col cuore bruciato dall’invidia e dal rancore, impugna le armi.
La guerra divampa. Turno raccoglie alleati potenti: la valorosa Camilla, regina dei Volsci e Mezenzio, crudele esule etrusco.
Enea, da parte sua, trova sostegno nei nemici di Mezenzio: Tarconte, re degli Etruschi, e Evandro, re arcade insediato sul Palatino, che affida al troiano suo figlio, il giovane Pallante.
Mentre Enea è lontano in cerca di alleati, Turno attacca il campo troiano e tenta persino di bruciare le loro navi. Ma queste, benedette dalla dea Cibele, si trasformano in Ninfe marine e sfuggono alle fiamme, immergendosi nel mare.
Il ritorno di Enea rovescia le sorti del conflitto. Il dolore per la morte di Pallante accende la sua ira. Uccide Mezenzio e suo figlio Lauso, spezzando la resistenza nemica. Si stabilisce allora una tregua: la guerra sarà decisa da un duello tra Enea e Turno.
Ma ancora una volta gli dèi interferiscono. Giunone, temendo la sconfitta del suo protetto, rompe l’accordo facendo scoppiare una nuova battaglia. Enea viene ferito, ma la madre Venere lo guarisce. Riprende le armi e attacca con furia Laurento, capitale dei Latini. La regina Amata, convinta della morte di Turno, si suicida.
Alla fine, Turno si arrende al destino: accetta di affrontare Enea in duello. La sua sorella Giuturna, ninfa delle acque, ha cercato in tutti i modi di salvarlo, ma lo abbandona nel momento decisivo. I due guerrieri si affrontano: Turno è sconfitto.

Luca Giordano – Enea scogigge Turno – Wikipedia, pubblico dominio.
Sanguinante e in ginocchio, Turno implora pietà. Enea, eroe giusto e compassionevole, è sul punto di risparmiarlo. Ma scorge sul petto del nemico il balteo, il cinturone sottratto al giovane Pallante. In quel momento, il dolore e la furia prevalgono. Accecato dal ricordo dell’amico ucciso, Enea affonda la spada nel cuore di Turno, ponendo fine alla sua vita e alla guerra.
Turno rimane una figura intensa e profondamente umana: vittima del proprio orgoglio, strumento degli dèi, ma anche simbolo di un mondo che resiste al cambiamento. Il suo sacrificio, come quello di tanti personaggi epici, non è vano: segna il passaggio da un’epoca antica a un nuovo ordine, quello del futuro impero romano.
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