Amazzoni come raffigurati nella Cronaca di Norimberga del 1493 – Wikipedia, pubblico dominio

In un tempo remoto, quando il mondo ancora non conosceva il dominio dei re e dei padri, era la donna a reggere le sorti della casa, della comunità, e perfino della terra. Sulle isole dell’Egeo e nelle terre della Licia, regnava un ordine diverso, più antico: un mondo matriarcale, dove la vita si intrecciava con il culto della Madre Terra e dove il femminile era il centro sacro di ogni cosa.

A Creta, cuore pulsante di questa civiltà, si raccontava che persino Zeus, il padre degli dei, fosse nato da Rea, senza padre, e che dopo la morte fosse tornato a lei, alla terra che lo aveva generato. Una leggenda narrava della sua tomba nascosta sull’isola, un sepolcro che testimoniava la sua natura mortale e il suo destino: tornare al grembo della Madre.

Creta non era una “patria”, come diremmo oggi, ma piuttosto una terra-madre. E così era in molte antiche civiltà: il culto principale non era dedicato a un dio guerriero, ma a una dea generatrice, la cui radice del nome – Lar-, Las-, Lat-, Led– si ritrova in figure come Latona, madre di Apollo, o Leda, la madre di Elena di Troia. In Licia, la parola stessa per “madre” era leda.

Da quella Madre primordiale, si diceva, erano nati tutti gli uomini. Tutti fratelli. E per questo, uccidere un altro essere umano era considerato un crimine terribile: un paricidio, cioè l’assassinio di un pari, di un fratello nato dalla stessa Madre. Il termine derivava da pario, “partorire”, a sottolineare l’origine comune di ogni vita.

Amazzone ferita, 1903, opera su tela dell’artista tedesco Franz von Stuck – Wikipedia, pubblico dominio

In questo mondo dominato dalla forza generatrice femminile, si muovevano le ombre affascinanti delle Amazzoni: donne guerriere, indipendenti, organizzate in società dove l’uomo non aveva alcun ruolo centrale. Vivevano seguendo le antiche leggi della terra, leggi matriarcali che vedevano nella convivenza tra donne una forma perfetta di armonia.

Questo stile di vita non era nato per caso. Nelle epoche delle grandi guerre, gli uomini erano spesso lontani, impegnati a combattere per mesi o anni. Le donne, rimaste sole, diventarono capofamiglia, si occuparono dei figli, della terra, dei riti, della politica cittadina. Così nacquero la ginecocrazia (il governo delle donne), la vita amazzonica e persino l’eterismo: una visione della sessualità in cui la donna accettava il rapporto con l’uomo solo per assicurare discendenza al proprio popolo, come fa l’ape regina per la sua colonia.

Le Amazzoni accoglievano uomini solo in casi eccezionali, per procreare. È celebre la storia delle donne di Lemno, che accolsero Giasone e gli Argonauti, si unirono a loro per una sola notte e sperarono che bastasse a concepire. I figli maschi, però, venivano spesso eliminati o venduti. Le figlie femmine invece venivano cresciute secondo la legge amazzonica, addestrate fin da piccole all’indipendenza, alla forza, al culto della Madre.

Queste popolazioni non erano leggenda. Dalle coste africane all’Asia, passando per l’Egeo, si trovavano tracce di regni amazzonici. Ancora ai tempi di Alessandro Magno, in India si parlava della regina Candace, e molti cronisti riferivano di società di donne guerriere, libere e temute.

André Thevet – Come le Amazzoni trattano coloro che portano in guerra – Wikipedia, pubblico dominio

Tra tutte, una figura emerse più luminosa: Antiope, figlia del dio Ares e sorella della regina Ippolita. Guerriera fiera, venne rapita da Teseo, che poi la sposò. Ma il destino delle Amazzoni era raro che si intrecciasse senza dolore con quello degli uomini: su ordine di Apollo, Teseo la fece uccidere. Alcune fonti dicono che fu lei a dare alla luce Ippolito, figlio di eroi e di dèi, nato dal sangue e dall’amore, come tante storie dell’antichità.

 

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