Dolone è una figura secondaria ma significativa della mitologia greca, menzionata nell’Iliade tra le fila dei Troiani impegnati nella guerra contro gli Achei, scoppiata dopo il rapimento di Elena da parte di Paride.
A differenza degli eroi tradizionali, Dolone incarna l’archetipo dell’antieroe: non combatte per onore o gloria, ma mosso unicamente dal desiderio di guadagno personale.
Il suo ruolo di antieroe si riflette sin da subito nell’aspetto e nell’equipaggiamento scelti per una missione di spionaggio nel campo nemico. Dolone si traveste infatti con una pelle di lupo, simbolo di malvagità e meschinità, e un copricapo di martora, che richiama paura e furbizia. È armato di arco e frecce, strumenti considerati ignobili dagli Achei, in quanto permettono di colpire da lontano, senza affrontare il nemico in un corpo a corpo che dimostri vero coraggio.
Nel poema omerico, Dolone viene persino paragonato a un coniglio e a una cerbiatta, immagini che rimandano a codardia e disonore. In un estremo tentativo di salvare la propria vita, arriva a tradire i suoi compagni, comportamento inconcepibile per l’ideale eroico greco, che esige fedeltà e onore fino alla morte.

Dolone, particolare di una lekythos attica a figure rosse, ca. 460 aC. – Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio
Dolone era l’unico figlio maschio del ricco Eumede ed esercitava il ruolo di araldo presso la corte del re Priamo.
Non era bello d’aspetto, ma era un eccellente corridore, capace di muoversi con agilità nonostante la non più giovane età. Omero ne fa il protagonista del decimo canto dell’Iliade, noto anche come Doloneide:
«Vi era fra i Troiani Dolone, figlio di Eumede, nobile araldo,
ricco d’oro e di bronzo: era brutto d’aspetto ma corridore veloce,
unico maschio fra cinque sorelle.»
Quando, dopo un successo militare, Ettore ordinò di accamparsi sul campo di battaglia per vigilare sui Greci in ritirata, cercò un volontario disposto a infiltrarsi nel campo acheo e riferire informazioni sulle loro mosse. Dolone si offrì, ma a patto di ricevere in dono i cavalli di Achille come ricompensa. Ettore acconsentì.
Travestito con la pelle di lupo e il copricapo di martora, Dolone si mise in marcia. Tuttavia, nello stesso momento, anche Diomede e Ulisse avevano lasciato il campo greco per una missione di spionaggio. Quando incontrarono Dolone, lo catturarono e, sotto minaccia di morte, lo costrinsero a rivelare la disposizione delle truppe troiane. Svelò anche l’arrivo dei Traci, guidati dal re Reso, che aveva portato con sé splendidi cavalli bianchi.
Nonostante le suppliche, Dolone fu decapitato da Diomede: la sua testa, racconta Omero, rotolò nella polvere mentre ancora implorava pietà. I due eroi greci proseguirono poi fino alla tenda di Reso, lo uccisero nel sonno e rubarono i suoi cavalli. Le armi e gli indumenti di Dolone furono portati al campo acheo e consacrati alla dea Atena.
Dolone lasciò un figlio adolescente, anch’egli di nome Eumede in onore del nonno. Il ragazzo trovò la morte anni dopo durante la guerra in Italia tra i Troiani guidati da Enea e i Rutuli di Turno, come narrato nel dodicesimo libro dell’Eneide.
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