
Nefti su un sudario di lino dipinto, d’epoca tolemaica. – Metropolitan Museum of Art, New York. – Wikipedia, foto di Keith Schengili-Roberts; opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 2.5
Nefti (nome egizio: Nebet-Het, “Signora della Casa”) è una figura centrale della mitologia egiziana, parte dell’Enneade di Eliopoli. Dea dai molti volti, è associata all’oltretomba, al lutto e alla rinascita, ma anche al parto e alla protezione. Il suo nome evoca il concetto di casa inteso come rifugio, pilastro e confine sacro, un legame che si estende anche al ruolo della donna più anziana della famiglia, spesso identificata proprio con Nefti.
Ultima figlia di Geb (la Terra) e Nut (il Cielo), sorella gemella di Iside, Nefti è anche sorella di Osiride e Seth, il dio con cui condivide un matrimonio mitico e controverso. Secondo la leggenda, è madre di Anubi, frutto dell’unione ingannevole con Osiride: un episodio che sottolinea il suo legame profondo con la morte e con i misteri della rigenerazione.

Sarcofago in granito rosso di Ramses III. La dea Nefti seduta sul geroglifico della lingua egiziana per l’oro. – Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio
Iconograficamente, Nefti appare spesso vestita come un cadavere, con indosso un abito simile a un sudario. Sul capo porta il simbolo geroglifico del palazzo, mentre in altre raffigurazioni assume la forma di un nibbio, di un falco o di altri uccelli rapaci, animali sacri associati al lamento funebre delle donne in lutto.

Statuetta lignea di Nefti che piange la morte di Osiride, con il tipico gesto egizio del dolore. Epoca tolemaica. Walters Art Museum, Baltimora. – Wikipedia, pubblico dominio
Al fianco della sorella Iside, Nefti gioca un ruolo fondamentale nel mito di Osiride: è lei ad aiutarla a ricomporre e resuscitare il corpo del fratello/consorte.
Spesso, nelle rappresentazioni funerarie, la vediamo posta alla testa del sarcofago, mentre Iside si trova ai piedi, entrambe nell’atto di vegliare sul defunto.
Ma la figura di Nefti non si esaurisce nel lutto. Era infatti considerata nutrice del faraone, come lo fu un tempo del giovane Horus: il suo latte era ritenuto portatore delle qualità divine. Al tempo stesso, era una protettrice feroce, in grado di bruciare i nemici del re con il suo respiro infuocato, un potere riconosciuto ufficialmente in tutto l’Egitto.
Nel suo aspetto funerario, Nefti è rappresentata con le ali spiegate, spesso raffigurata su tombe e sarcofagi. Le sue ali non solo avvolgono il defunto in un gesto di protezione materna, ma permettono l’accesso all’aldilà: è solo emergendo da esse, come una farfalla dalla crisalide, che l’anima può rinascere. Le grida dei rapaci, che echeggiano nel deserto, evocano i lamenti delle donne in lutto, rendendo ancor più potente questa immagine simbolica.
Nel corredo funerario compare anche sui vasi canopi, in particolare su quello che custodiva i polmoni, in associazione con Hapi, uno dei quattro figli di Horus. Si credeva che fossero proprio le ali di Nefti a soffiare aria nella bocca del defunto, restituendogli la vita eterna.
Il suo legame con Seth, una divinità spesso percepita come caotica e distruttiva, può apparire incoerente. Ma probabilmente si tratta di un’unione simbolica più antica, risalente a un’epoca in cui Seth era ancora il protettore della barca solare di Ra contro il serpente del caos, Apopi. Potrebbe anche simboleggiare il legame tra i defunti (Nefti) e il deserto (dominio di Seth), luogo del seppellimento e della transizione verso l’aldilà.
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