Ecco alcuni esempi significativi che ci parlano del rapporto degli Angeli con i Santi: 

Gabriel von Max – Estasi della beata Anna Katharina Emmerich, 1885 – Nuova Pinacoteca, Monaco di Baviera – Wikipedia, pubblico dominio

Beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824) dice: «Il mio angelo mi accompagna spesso; alcune volte cammina davanti a me; altre volte al mio fianco. E’ sempre silenzioso e calmo e accompagna le sue brevi risposte con qualche movimento della mano o con qualche inclinazione della testa. E’ luminoso e trasparente; a volte è severo ovvero amorevole. I suoi capelli sono lisci, sciolti e mandano riflessi. Ha il capo scoperto e veste un ampio abito, splendente come oro. Parlo in confidenza con lui e mi dà istruzioni. Al suo fianco sento una gioia celestiale… In certi casi ho visto angeli sopra regioni e città, intenti a proteggerle e a difenderle».

Angela of Foligno – Wikipedia, pubblico dominio

 

Beata Angela da Foligno (1250-1309) era una donna molto bella, ricca e nobile, con un bel matrimonio e una bella famiglia di sette figli. Uno dopo l’altro morirono il suo sposo e i sette figli, ed ella, a quarant’anni, decise di dedicarsi totalmente al Signore, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri. Fu una santa mistica, che ricevette le stimmate e giunse al matrimonio spirituale con estasi frequenti. Rimase dodici anni senza mangiare né bere: riceveva solo la Comunione.
Nel suo libro “ Visioni e istruzioni” parla della visione frequente degli angeli. Dice: «Se non l’avessi provato, non avrei creduto che la vista degli angeli fosse capace di conferire tanta gioia».

Di The Monks of Baudeloo (Boudelo) Abbey – “Sancti Bernardi Melliflui Doctoris Ecclesiae, Pulcherrima & Exemplaris Vitæ Medulla”, p. 40, Antwerp, 1653., Pubblico dominio, Collegamento

San Bernardo (1090-1153) nella Regola ricorda ai suoi monaci che quando recitano l’Ufficio divino, lo facciano alla presenza di Dio e degli angeli. In un altro passo dice: «Siamo devoti e riconoscenti a questi custodi così esimi, sappiamo corrispondere al loro amore, onoriamoli per quanto possiamo e come siamo in dovere di fare… Siamo come fratelli più piccoli, e ci resta da percorrere un cammino lungo e pericoloso, ma non dobbiamo temere nulla perché siamo sotto la protezione di custodi così eccelsi. Essi, che ci guidano nel nostro cammino, non possono essere né vinti né ingannati, e ancor meno possono ingannarci. Sono fedeli, prudenti, e potenti. Perché spaventarci? Basta che li seguiamo e che rimaniamo uniti ad essi e così vivremo all’ombra dell’Onnipotente» (Sermone 12).

Presunto ritratto di San Francesco realizzato da Cimabue nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi – Wikipedia, pubblico dominio

 

San Francesco d’Assisi (1182-1226) La devozione di San Francesco per gli angeli è descritta da san Bonaventura in questi termini: “Con inseparabile vincolo d ‘amore era unito agli angeli, a questi spiriti che ardono d’un fuoco meraviglioso e, con esso, penetrano in Dio e infiammano le anime degli eletti. Per devozione verso di loro, a cominciare dalla festa dell ‘Assunzione della Vergine santissima, digiunava per quaranta giorni, dedicandosi continuamente alla preghiera. Era particolarmente devoto a san Michele arcangelo”. 

San Francesco di Sales – Wikipedia, pubblico dominio

San Francesco di Sales (1567-1622) prima di tenere un sermone, passava in rassegna tutti i suoi ascoltatori, e chiedeva ai loro angeli che disponessero in modo opportuno le loro anime ad ascoltare le sue parole. A questo fatto attribuiva la grande efficacia delle sue prediche per convertire i peccatori.

Una rappresentazione giapponese di San Francesco Saverio, risalente al 17 ° secolo. – Wikipedia, pubblico dominio

San Francesco Saverio (1506-1552) scriveva in una lettera ai suoi fratelli di Goa: «Ho riposto la mia fiducia in Gesù Cristo, nella Vergine Maria e nei nove cori degli angeli, fra i quali ho eletto come protettore e campione della Chiesa militante san Michele; e non mi aspetto poco dall’arcangelo, alla cui cura si è affidato questo gran regno del Giappone. Ogni giorno mi raccomando a lui e a tutti gli angeli custodi dei Giapponesi». Era molto devoto al suo angelo, e sempre si raccomandava a lui.

Eugénie Salanson – Ritratto di Don Bosco – Wikipedia, pubblico dominio

San Giovanni Bosco (1815-1888) diceva ai suoi giovani: «L’angelo custode ha molto più desiderio di aiutarvi di quanto voi ne abbiate nell’essere aiutati da lui … In ogni afflizione accorrete a lui con fiducia ed egli vi aiuterà». Nella sua “Autobiografia” parla del fatto straordinario di un cane che gli apparve per trent’anni senza che mai lo vedesse mangiare. Aveva l’aspetto di un lupo, era alto un metro e il santo lo chiamava Grigio. Lo salvò dalla morte in diverse circostanze: Don Bosco riteneva si trattasse del suo angelo custode. Dice ad esempio: «Una sera buia e ormai molto inoltrata, tornavo a casa solo e con non poca paura, quando vedo vicino a me un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Però non mi minacciava con atteggiamenti ostili, anzi mi faceva moine come se io fossi il suo padrone. Entrammo subito in ottimo rapporto e mi accompagnò fino all’oratorio. Lo stesso fatto si ripeté molte altre volte, cosicché posso dire che Grigio mi ha fornito servigi importanti … Non ho mai conosciuto il suo padrone, ma per me fu una vera provvidenza in molti pericoli che incontrai».

Pare Pio – Wikipedia, pubblico dominio

 

San Padre Pio (1887-1968) ha innumerevoli esperienze dirette con il suo angelo custode e raccomandava ai suoi figli spirituali di inviargli il loro angelo quando avevano dei problemi. Vedi: L’Angelo Custode e Padre Pio

Carlo Crivelli – San Tommaso d’Aquino – Wikipedia, pubblico dominio

San Tommaso d’Aquino (1225-1274) Durante le sua vita ebbe numerose visioni e comunicazioni con gli angeli, oltre a dedicare loro particolare attenzione nella sua Summa teologica (S Th. I, q.50-64). Ne parlò con così tanta acutezza e penetrazione e seppe esprimersi nella sua opera in maniera così convincente e suggestiva, che già i suoi contemporanei lo definirono “Doctor Angelicus”, Dottore Angelico. Esseri di natura puramente immateriale e spirituale, di numero incalcolabile, diversi per saggezza e perfezione, suddivisi in gerarchie, gli angeli, per lui, sono esistiti da sempre; ma furono creati da Dio, forse prima del mondo materiale e dell’uomo. Ogni uomo, sia esso cristiano o non cristiano, ha un angelo custode che non lo abbandona mai, neppure se è un grandissimo peccatore. Gli angeli custodi non impediscono che l’uomo faccia uso della sua libertà anche per compiere il male, tuttavia operano su di lui illuminandolo e ispirandogli buoni sentimenti. 
 

Sant’Antonio Maria Claret – Wikipedia, pubblico dominio

Sant’Antonio Maria Claret (1807-1870) scrive nella sua “Autobiografia” che il 21 settembre 1839, giunto a Marsiglia per imbarcarsi verso Roma, gli si presentò un cavaliere che «fu con me così fine, così amabile, così interessato a me in quei cinque giorni, che pareva che un grande Signore lo avesse inviato a me per assistermi con ogni cura. Pareva più un angelo che un uomo: così modesto, così allegro e al tempo stesso così pacato, così pio e devoto, che mi conduceva sempre nelle chiese, una cosa che mi piaceva molto. Non mi disse mai di entrare in un caffè o in posti simili, né mai lo vidi mangiare o bere». Sarà stato il suo angelo custode? Lo stesso santo ci dice ancora che durante le molte persecuzioni subite dai suoi nemici, esperimentò visibilmente la protezione della Santissima Vergine e degli angeli e santi. «La Santissima Vergine e i suoi angeli mi accompagnarono in cammini sconosciuti, mi liberarono dai ladroni e dagli assassini e mi condussero in porto sicuro senza saper come» (c.31).

St. Catherine Labouré – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Caterina Labouré (1806-1876) ebbe la fortuna di vedere il suo angelo sotto forma di un bambino, che la destò nella notte del 18 luglio 1830. Era bellissimo, vestito di bianco, e parlava con voce celestiale. Le disse: «Vai alla cappella, perché lì ti attende la beata Vergine Maria; io ti accompagno». Si veste rapidamente e segue l’angelo verso la cappella. Al suo passaggio, le lampade si accendono automaticamente e le porte si aprono. Giunti sul luogo, la cappella era già illuminata. Quando Maria appare, ella si rifugia nel suo grembo e avverte una gioia che viene dal cielo. Maria, fra le altre cose, le dice, indicandole il tabernacolo, che, se avrà dei problemi, ricorra a Gesù Sacramentato.

Ritratto di Santa Maria Faustina Kowalska – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Faustina Kowalska (1905-1939) scrive nel suo “Diario”: «Il mio angelo mi accompagnò nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella portineria [del convento] sparì… Di nuovo quando partimmo con il treno da Varsavia fino a Cracovia, lo vidi nuovamente al mio fianco. Quando giungemmo alla porta del convento sparì» (I, 202).
«Durante il tragitto vidi che sopra ogni chiesa che si incontrava nel viaggio c’era un angelo, però di una lucentezza più tenue di quello dello spirito che mi accompagnava. Ognuno degli spiriti che custodiva i sacri edifici si inchinava davanti allo spirito che era al mio fianco. Ringraziavo il Signore per la sua bontà, dato che ci regala angeli come compagni. Oh, quanto poco la gente pensa al fatto che tiene sempre al suo fianco un così grande ospite e al tempo stesso testimone di tutto!» (II, 88).
Un giorno, mentre era inferma… «all’improvviso vidi vicino al mio letto un serafino che mi porse la santa Comunione, pronunciando queste parole: Ecco qui il Signore degli angeli. Il fatto si ripeté per tredici giorni … Il serafino era circonfuso di grande splendore e da lui traspariva l’atmosfera divina e l’amore di Dio. Aveva una tunica dorata e sopra di essa portava una cotta trasparente e una stola pure luminosa. Il calice era di cristallo ed era coperto da un velo trasparente. Appena mi diede il Signore sparì» (VI, 55). «Un giorno disse a questo Serafino : “Mi potresti confessare?” Ma egli mi rispose: nessuno spirito celeste ha questo potere» (VI, 56). «Molte volte Gesù mi fa conoscere in modo misterioso che un’anima agonizzante ha bisogno delle mie preghiere, però spesso è il mio Angelo Custode che me lo dice» (II,215).

Giovanni Antonio Galli – Santa Francesca Romana con l’angelo – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Francesca Romana (1384-1440) ebbe la grazia di avere sempre vicino a sé il suo angelo custode per 34 anni. Lo vedeva di notte e di giorno. L’angelo irradiava una luce celestiale che illuminava l’abitazione affinché potesse recitare di notte l’Ufficio divino e accudire ai mestieri di casa. Lo vedeva alla sua destra sia che stesse in casa, in chiesa o per la via. Se qualcuno faceva qualcosa di cattivo in sua presenza, si copriva il volto con le mani. Era così intensa la luce che irradiava che non lo poteva guardare direttamente in fronte se non quando pregava, quando era tentata dai demoni o quando parlava del suo celeste protettore col suo confessore.
Aveva la figura di un bambino di dieci anni, coperto da un abito bianco o tunica che gli giungeva fino alle caviglie, lasciando scoperti solo i piedi nudi; il suo volto guardava il cielo e le mani erano incrociate sul petto e i capelli sparsi sulla spalla in riccioli d’oro.

Jules Ernest Livernois – “La serafica Gemma Galgani.”, 1916 – British Library – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Gemma Galgani (1878-1903) scrive nel suo diario: «Gesù non mi lascia stare sola un istante, senza che io sia sempre in compagnia con il mio angelo custode … L’angelo, dal momento in cui mi alzavo, cominciava a svolgere la funzione di mio maestro e guida: mi riprendeva sempre quando facevo qualcosa di male e mi insegnava a parlare poco». A volte, l’angelo la minacciava di non farsi più vedere se non avesse obbedito al confessore in tutto. Richiamava la sua attenzione la sua attenzione quando faceva male qualcosa e la correggeva costantemente perché fosse perfetta in tutto. In certe occasioni, stabiliva delle norme: «Chi ama Gesù, parla poco e sopporta molto. Obbedisce puntualmente al confessore in tutto senza replicare. Quando commetti qualche sbaglio, fai subito atto di accusa e chiedi scusa. Ricordati di trattenere i tuoi occhi e pensa che l’occhio mortificato vedrà le meraviglie del cielo» (28 luglio1900). 
Per molti giorni, quando si svegliava al mattino, lo trovava al suo fianco mentre l’aiutava, la benediceva prima di sparire alla sua vista. Spesso le indicava che «il cammino più rapido e più sicuro[per arrivare a Gesù] è quello dell’obbedienza» (9 agosto1900). Un giorno le disse: «Sarò la tua guida e il tuo compagno inseparabile».
L’angelo le dettava le lettere: «Molto presto scriverò a M. Giuseppa, ma devo aspettare che venga l’angelo custode e me la detti, perché io non so cosa dirle» . Scriveva al suo direttore: «Dopo la sua partenza sono rimasta con i miei amati angeli, però solo il suo e il mio si lasciavano vedere. Il suo ha imparato a fare ciò che faceva lei. Al mattino viene a svegliarmi e per la notte mi dà la sua benedizione… Il mio angelo mi abbracciò e mi baciò molte volte… Mi sollevò dal letto, mi accarezzò teneramente e baciandomi mi diceva: Gesù ti ama molto, amalo anche tu. Mi benedisse e sparì.
Dopo il pranzo mi sentii male; allora l’angelo mi porse una tazza di caffè, cui aggiunse alcune gocce di un liquido bianco. Era così saporoso che subito mi sentii guarita. Poi mi fece riposare un poco. Molte volte lo invio a chiedere permesso a Gesù perché resti in mia compagnia tutta la notte; va a chiederlo e ritorna, e non mi abbandona, se Gesù lo autorizza, fino al mattino seguente
» (20 agosto 1900).

L’angelo le faceva da infermiere e le portava le lettere alla posta. «La presente, – scrive al suo direttore, padre Germano di santo Stanislao-, la consegno al suo angelo custode che mi ha promesso di dargliela; faccia altrettanto e risparmi qualche centesimo… Venerdì mattina spedii una lettera tramite il suo angelo custode, che mi promise di portargliela, cosicché suppongo che l’avrà ricevuta». La prese lui stesso con le sue mani. A volte giungevano a destinazione in bocca ad un passerotto, così come lo vide il suo direttore, che scrive: «Ella incaricava il suo angelo da parte del Signore, la Santissima Vergine e i suoi santi protettori, inoltrando lettere chiuse e sigillate da loro con l’incarico di riportarle la risposta, che in effetti giungeva… Quante volte, mentre parlavo con lei, le chiedevo se il suo angelo fosse al suo posto per farle da guardia. Gemma volgeva con incantevole disinvoltura il suo sguardo verso il luogo solito e rimaneva estasiata in contemplazione e fuori dai sensi per tutto il tempo in cui lo fissava».

Santa Gertrude in un’incisione tedesca – Wikipedia, pubblico dominio

 

Santa Gertrude (1256-1301) racconta che un giorno si sentì ispirata a offrire la Comunione in onore dei nove cori degli angeli. Dio le permise di vedere quanto felici e riconoscenti fossero per questo atto di amore verso di loro. Non avrebbe mai potuto neppure sognare di poter dare loro tanta gioia.

Giovanna d’Arco all’incoronazione del re Carlo VII nella cattedrale di Reims (Wikipedia – Pubblico dominio)

 

Santa Giovanna d’Arco (1412-1431) l’eroina francese, quando le chiesero il suo giudizio sugli angeli rispose: «Molte volte li ho visti tra la gente».

Corrado Giaquinto – Santa Margherita Maria Alacoque che contempla il Sacro Cuore di Gesù – WGA8959 – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) scrive nella sua “Autobiografia”: «Correva voce che io godessi spesso della presenza del mio angelo custode e che spesso lui mi rimproverasse … Non poteva tollerare la minima immodestia o mancanza di rispetto in presenza del mio Signore sacramentato, davanti al quale lo vedevo prostrato al suolo e voleva che anch’io facessi lo stesso … Lo trovo sempre disponibile ad assistermi nelle necessità e non mi ha mai rifiutato nulla di quanto gli ho chiesto … Un giorno Gesù mi disse: Figlia mia, non affliggerti, perché voglio darti un custode fedele che ti accompagni ovunque e ti assista in tutte le tue necessità esteriori ed interiori, impedendo che il tuo nemico approfitti delle tue mancanze in cui crede di averti fatto cadere per le sue suggestioni … Questa grazia mi comunica una tal forza che mi sembra di non dover temere nulla, poiché questo custode fedele della mia anima mi assiste con tanto amore che mi libera da tutte queste pene … Quando il Signore mi visitava, non vedevo più il mio angelo. Gliene chiesi il motivo, e mi disse che, per tutto quel tempo, egli rimaneva prostrato con profondo rispetto, per rendere omaggio alla grandezza infinita del Signore che si abbassava fino alla mia piccolezza; ed in effetti lo vedevo così ogniqualvolta il mio Sposo divino mi elargiva le sue amorose tenerezze» (Memoria alla M. Saumaise).

Santa Maria Michela del Santissimo Sacramento – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Michela del Santissimo Sacramento (1809-1865) dice nella sua “Autobiografia”: «Adoperare gli angeli per me è un fatto comune e quotidiano. Quando ho bisogno di chiamare una persona, mando l’angelo e successivamente questa giunge, sia essa a me nota o sconosciuta. Di giorno, di notte, di buon’ora o tardi ho chiamato in questo modo il mio segretario che viveva assai lontano, e sempre l’angelo me lo ha portato. Mai mi ha deluso e molti giorni, per casi imprevisti, ho chiamato la stessa persona anche tre volte ed è sempre venuta. Desiderosa di sapere in qual modo mi facessero questo servizio, tutti mi dicevano sempre la stessa cosa, che avevano sentito un’inquietudine. Tutti entravano da me dicendo: Mi ha chiamato attraverso un angelo? Non mi ha lasciato in pace finché non sono venuto. Per questo a tutte le persone che frequento dico che usino gli angeli come faccio io».

Dipinto di Padre Juan de la Miseria: Teresa d’Avila, nel Convento dei Carmelitani di Siviglia – Wikipedia, pubblico dominio

Santa Teresa di Gesù (1515-1582) ebbe molte visioni di angeli. Racconta: «Vidi un angelo vicino a me in forma corporea, che sempre vedo con grande stupore… Non era grande, ma piccolo, molto bello, il viso così acceso che pareva venisse dagli angeli molto elevati, quelli che paiono avvolti di fiamme, di quelli che chiamano cherubini … Gli vedevo nelle mani un dardo d’oro spesso e al termine del metallo, mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Mi pareva che me lo introducesse alcune volte nel cuore e che giungesse fino al ventre; quando lo levava mi sembrava che mi traesse tutta con sé e mi lasciasse totalmente infiammata di grande amore per Dio» (Vita 29, 13).
 

San Josemaria Escrivá de Balaguer – Wikipedia, pubblico dominio

San Josemaria Escrivá de Balaguer, nel libro “Cammino”, scrive: «Abbi confidenza con il tuo angelo custode. Trattalo come un amico intimo ed egli saprà renderti mille servizi nelle faccende ordinarie di ogni giorno». Aveva molta devozione all’angelo custode e non fu una casualità che il Signore abbia fondato l’Opus Dei per mezzo di questo beato il 2 ottobre 1928, festa degli Angeli Custodi, mentre rintoccavano le campane della chiesa di Nostra Signora degli Angeli di Madrid.
Suor Maddalena della Croce, che morì santamente il 30 novembre 1919, dall’età di cinque anni incominciò a vedere il suo angelo custode, un arcangelo che Dio le aveva destinato per sua guida. Scrisse un diario in cui trascrisse tutte le conversazioni con Gesù, Maria e il suo angelo custode. Racconta: «Vedo il mio angelo spesso, a volte lo mando dai miei figli spirituali e gli chiedo che mi aiuti. E’ un angelo molto bello, con una capigliatura d’oro… A volte sorride dolcemente, specie quando gli affido un incarico per i miei figli spirituali… Nessun sacerdote dovrebbe trascurare di salutare l’angelo della sua chiesa, della parrocchia a cui appartiene. Le grazie che può ricevere sono grandi, però raramente gliele chiedono, e così raramente si ricevono… Ogni diocesi, ogni regno, ogni ordine religioso ha il suo proprio angelo».
Teresa Neumann (1898-1962) Nel caso di un’altra grande mistica del nostro tempo, contemporanea di Padre Pio, troviamo un contatto quotidiano e sereno con gli angeli. Essa nacque nel paesino di Konnersreuch in Baviera nel 1898 e qui morì nel 1962. Il suo desiderio sarebbe stato quello di farsi suora missionaria, ma ne fu impedita da una grave malattia, conseguenza di un incidente, che la rese cieca e paralizzata. Per anni rimase a letto, sopportando serenamente la propria infermità e fu poi improvvisamente guarita prima dalla cecità poi dalla paralisi, per l’intervento di Santa Teresa di Lisieux di cui la Neumann era devota. Ben presto incominciarono le visioni della passione di Cristo che accompagnarono Teresa per tutta la vita ripetendosi ogni venerdì, in più, gradualmente, si manifestarono le stigmate. In seguito Teresa avverti sempre meno il bisogno di nutrirsi, poi smise completamente di mangiare e di bere. Il suo digiuno totale, controllato da apposite commissioni nominate dal vescovo di Ratisbona, durò ben 36 anni. Riceveva quotidianamente solo l’Eucaristia. Più di una volta le visioni di Teresa ebbero come oggetto il mondo angelico. Del proprio angelo custode percepiva la presenza: lo vedeva alla propria destra e vedeva anche l’angelo dei suoi visitatori. Teresa riteneva che il suo angelo la proteggesse dal demonio, la sostituisse nei casi di bilocazione (ella fu vista spesso contemporaneamente in due luoghi) e l’aiutasse nelle difficoltà.
  Venerabile Consolata Betrone (1903-1946) era una religiosa cappuccina italiana, alla quale Gesù chiese di ripetere costantemente l’atto di amore: “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime”. Gesù le diceva: «Non aver paura, pensa solo ad amarmi, io penserò a te in tutte le tue cose fin nei minimi dettagli». A un’amica, Giovanna Compaire, diceva: «Di sera prega il tuo buon angelo custode affinché, mentre tu dormi, egli ami Gesù al tuo posto e ti svegli il mattino seguente ispirandoti l’atto d’amore. Se tu sarai fedele nel pregarlo ogni sera, egli sarà fedele ogni mattino nello svegliarti con un “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime».
  Venerabile suor Monica di Gesù (1889-1964) fu una mistica agostiniana riformata, che aveva una relazione familiare con il suo angelo custode, che chiamava “fratello maggiore”.
Vedi: Suor Monica di Gesù e gli Angeli

Molti altri hanno vissuto episodi significativi legati a questi messaggeri celesti.
L’angelo custode svegliava san
Raimondo da Peñafort per la preghiera; alla beata Francesca delle cinque piaghe, quando ebbe una mano inferma, divideva il pane a tavola. A Santa Rosa da Lima faceva da fattorino e mentre era inferma, le preparò una tazza di caffè. Alla beata Crescenza de Hos accendeva il fuoco e guardava le pentole perché potesse rimanere più tempo in preghiera. A Sant’Isidoro arava i campi mentre assisteva alla messa.

Una volta san Domenico Savio salvò suo fratello che stava per morire annegato e quando gli chiesero in qual modo si fosse lanciato per salvarlo senza saper nuotare ed essendo così debole disse «Non ero solo, era con me il mio angelo».

Santa Teresina del Bambin Gesù aveva per lui molta devozione e in una delle sue poesie gli dice:

O glorioso custode
del mio corpo e della mia anima,
che brilli nel cielo
pieno di luce e di splendore!
Per me scendi sulla terra
e m’illumini con la tua luce.
Ti fai mio fratello
e mio amico,
tu sei il mio consolatore.

Stralcio testo tratto dalla pagina: gesuilsignoreamenalleluia.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

vedi anche:

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